..:: Sei stanca, Melanie? ::..

.Melisande.
00martedì 17 aprile 2012 21:15
Riassunto:
Melisande, dopo aver sceso le scale con attenzione e cura, raggiunge la biblioteca segreta dove trova Melanie intenta a studiare. Uno scambio di battute e l'improvviso distacco dell'Apprendista, porteranno le due a discorrere di argomenti spinosi del passato e del presente.

Commento:
Giocata assolutamente improvvisa e, come sempre, meravigliosa! Grazie alla player per questa ennesima opportunità! [SM=g27821] [SM=g27821] [SM=g27821] Non capita tutti i giorni d'incontrare un pg così ben strutturato e che non perde mai un colpo! [SM=g27822] [SM=g27822] A prestissimo, in ON!



MELISANDE [ Stanza n 9 - Scale ] Chiudi la porta della tua stanza il più silenziosamente possibile: non vuoi disturbare il riposo di Erinn, visto che ne ha davvero tanto bisogno. Aiutandoti con entrambe le mani, che utilizzi a mo di cuscinetto, cerchi di chiudere la porta in modo che non faccia rumore: dalla maniglia la sollevvi leggermente in alto, così che non cominci a cigolare come al suo solito, quindi abbassi molto lentamente la maniglia e accosti la porta, lasciando chiudere la serratura e accompagnando il movimento di ritorno della maniglia con estrema cura. Eviti quasi di respirare in questi tuoi movimenti, proprio per non produrre suoni molesti al fine udito della Signora dei Veleni. Avanzi per il corridoio in punta di piedi, la mano sinistra che sfiora leggermente il muro e le porte accanto a te, la destra che tocca la pancia, come se questa potesse produrre chissà quale strano richiamo. Cammini in punta di piedi, con passi piccoli e costanti, spostando ora il peso del corpo sulla gamba destra, ora sulla sinistra. Conosci a memoria le travi di quel corridoio, sai quali produrrano rumore e quali no. E dovrebbe essere facile per te, raggiungere le scale inquasi assoluto silenzio. Sei concentrata in questa tua opera, davvero molto concentrata che non ti accorgeresti di nulla. { Volontà Ferrea liv 3 } I capelli sono raccolti in cima al capo, con due spilloni opera dei maestri dei mestieri: lunghe ciocche arricciate scendono sulle spalle e sul collo lasciato scoperto dalla veste Blu fiordaliso che Ringil ha confezionato per te. Ecco il primo gradino. Ecco le note dolenti!

ITHILBOR[*§*Biblioteca segreta*§*] Sarebbe una scenetta che forse agli occhi del fratello di stirpe diversa, quello che i libri li ama per davvero, suonerebbe alquanto insolita. La Sposa seduta, in silenzio, a leggere: con un’attenzione e un trasporto che davvero hanno qualcosa di irreale. Chiusa nell’atmosfera del luogo, che odora di sapere antico, non ci sarebbero altro che quelle pagine e i segreti che nascondono: nessun altra incombenza, nessun altro pensiero. E forse è proprio per questo motivo che ti sei chiusa tra quelle mura, Sposa: per non pensare a null’altro che non siano i veleni, per non lasciarti sedurre ancora dal pensiero di quella che è stata la notte appena trascorsa, con le sorprese, le rivelazioni e i discorsi che s’è portata dietro. Tu e i Veleni, Vestale: nulla di più. La veste bianca che scivola lungo il corpo a farsi testimone di una purezza che sin troppo tempo fa è svanita; i lunghi capelli raccolti in uno chignon e affidati alla morsa del fermaglio dai nodi celtici; sul viso l’eco di una vita fuggita via, andata perduta per fare spazio all’eternità. Eternità…quante volte hai riflettuto su questa parola e sul suo significato in queste ultime notti, Sposa? Forse fin troppe, forse fin troppo poche se rapportate all’infinito. A tutte le infine volte in cui ti chiederai se quella solitudine avrà mai fine, se diventerà più tollerabile. E quella sensazione che da diverse notti ti porti dietro, quella sensazione che striscia nella tua essenza quasi fosse una serpe velenosa che cerca di contaminarla, quella sensazione è sempre lì: in agguato, pronta all’attacco. Sei intimorita, forse? Mai. Curiosa, magari? A volte. Ma forse adesso è solo un contorno, solo qualcosa che è lì, eppur ancora non si mostra. Qualcosa che spazza via la solitudine eterna, come tutti quei libri che, quasi avessero occhi invisibili, se ne stanno lì a osservarti [tenebra I]

MELISANDE [ Scale - Primo Piano ] Punta del piede destro, quindi appoggi delicatamente la pianta e -reggendoti saldamente al corrimano con la mano sinistra e sfiorando con la destra il muro- porti in avanti il piede sinistro che appoggi, un gradino sotto il primo, sempre con la punta. Quindi ecco che anche il piede sinistro si appoggia per intero e i movimenti si ripetono meccanicamente gradino dopo gradino. A queste operazione segue l'apnea totale, per non disturbare con il tuo respiro molesto la Signora e, soprattutto, cerchi di evitare i gradini che sai, per esperienza, essere più cigolanti. La tua solita pesantezza, il tuo solito abbandono, sono state sostituite da delicatezza ed attenzione. Sul viso roseo la concentrazione per gli sforzi che stai compiendo, per la tensione di ogni tuo muscolo richiamato all'ordine per compiere l'impresa. Quanto avrai raggiunto il pianerottolo in silenzio -speri- ti lascerai sfuggire un sospiro di sollievo. Non che ora tu possa organizzare un festino... ma almeno potrai concederti un pò meno accuratezza nei movimenti. Nel pianerottolo sosti qualche istante, ispirando ed espirando più volte per riprenderti dallo sforzo cui non non sei abituata e che diventerà tuo compagno come il respiro. Cercando ancora di essere accorta e silenziosa, attraversi quei pochi metri che ti separano dagli archi e dalla biblioteca segreta. Solo quando scorgerai la figura di Melanie impegnata a studiare ti bloccherai, guardandola con un sorrisetto compiaciuto e che calca la differenza tra lei e Rhyse.

ITHILBOR[*§*Biblioteca segreta*§*] Scorrono i granelli di sabbia in quella clessidra immaginaria, una clessidra che stavolta conosce la sua normale scansione del tempo, senza che vi siano ulteriori viaggi tra le spire dello stesso. Non conta il passato e nemmeno il futuro. Solo il presente in quest’attimo che si dilata all’infinito, quello in cui gli occhi si posano ad esaminare e a ponderare parola per parola la descrizione dell’Olus Veritis. La voce in un sussurro si limita a ripetere qualche parola, come se ciò potesse aiutarti nel tuo intento: non sei stata fatta per lo studio, Sposa. Alexandra non si rassegnava a quest’idea, ma a te è sempre stato fin troppo chiaro il tuo destino: le armi. Eppure è una nuova sfida, eppure non saresti disposta ad ammettere che qualcosa possa esserti precluso, non nel tuo delirio cosciente di onnipotenza *§*Verde chiaro, fiumi, foglie ruvide, qualche spina*§* E saresti così al di fuori del tempo e dello spazio da avvederti in ritardo della presenza di Melisande. Lo sguardo si solleva dal libro e percorre lentamente la strada che conduce al volto dell’Esperta, soffermandosi forse qualche istante di troppo sul suo ventre tondo. Un sorriso le doneresti alzandoti dalla sedia e porgendole il tuo saluto *§*Venom, Melisande. Non ti avevo sentito arrivare, perdonami*§* Compiresti qualche passo verso la sedia a lei più vicina, scostandola dal tavolo e approssimandoti con la stessa a lei *§*Prego, accomodati. Sei lì in piedi da molto?*§* Lo sai che non è così, sposa. Eppur lo stesso chiedi, per nulla dimentica del fatto che i sensi non estesi non ti avevano permesso di conoscere in anteprima l’arrivo della venefica. E sul viso non vi sarebbe più alcuna espressione, niente che possa tradire quel che senti dentro: perché è solo il nulla. Non fingi, non oltre quel sorriso di circostanza e di umana cortesia; persino quelle parole, pronunciate in tono freddo, andrebbero a cozzare coi tuoi gesti che potrebbero persino apparire premurosi. Ma non sarebbe menzogna, no: è solo la tua natura [tenebra I]

MELISANDE [ Biblioteca Segreta ] Ti appoggi agli archi con la schiena, le mani sui reni e la veste appena appena tirata sul ventre. La pancia cresce ogni giorno di più.. a volte ti sembra quasi di vederla aumentare. E poi ci sono i ragni che tu ancora ignori, ma che seguono ogni tuoi più piccolo passo: ti sorvegliano durante il giorno e si prendono cura di te durante la notte, come se tuo figlio sapesse che corri qualche pericolo. E lui -o lei- percepisce ogni cosa, o almeno così ti ha spiegato Edave: devi stare attenta alle tue emozioni... quindi devi anche cercare di non pensare ad Ater, il Caotico, altrimenti rischi d'adirarti troppo e far del male a colui che ti porti dentro. Osservi Melanie al lavoro e ti ricorda un pò te che passavi giorni interi in quella biblioteca, mangiando appena, rapita dalle parole dei libri... rapita dalle descrizioni di preprarazioni che ancora non ti era dato compiere. Dovevi solo studiare e... poi ti sei appassionata così tanto, da scegliere la via del Sapere a quella della Composizione. I casi della vita. { Venom, Melanie } Saluti con un sorriso pieno di calore e tipicamente non tuo: maledetta gravidanza, maledetti sbalzi di umore { Sono appena arrivata } spieghi con un sussurro appena percepibile, accettando quella sedia con un poco di sollievo. Non sembra ma.. portare un bambino tutti i giorni stanca. { Cosa stavi studiando? } Domani, un pò incuriosita, un pò invidiosa. Tu non devi stancarti: non puoi neanche fare ricerche per le nuove creazioni che hai in mente!

ITHILBOR[*§*Biblioteca segreta*§*] Attendi che ella si sia accomodata e ancora scosteresti una seconda sedia, per prendere posto accanto a lei e osservarla in quella bellezza che sembra essere ancora più perfetta nella sua gravidanza, nella sua umanità. E forse come rigurgito di una vita passata ritornano i ricordi di quando eri tu a portare in grembo la tua creatura, quella che non ha mai visto la luce del sole o i bagliori della luna. Le sensazioni provate in quel periodo non ti è dato ricordarle, non riescono a insinuarsi in te nemmeno nelle vesti di ricordi sbiaditi, così come i palpiti del cuore dettati dall’amore come umanamente concepito. Nulla di tutto questo. Eppur adesso estenderesti i tuoi sensi affinché possano portarti l’aroma del suo odore e il battito di quel cuoricino che apparirebbe appena più accelerato di quello della futura genitrice. E ti sfiora il pensiero, Sposa: inutile negarlo. Ti chiedi se quel sangue possa avere un sapore differente rispetto a quelli degli altri umani, ma ben sai come ciò ti sia per tua volontà precluso. Lasceresti scorrere attimi nel silenzio, riempito solo dai suoni di quelle due vite che vivono all’unisono, e poi lo sguardo distrattamente per qualche istante andrebbe a posarsi sul libro adagiato sul tavolo, salvo poi tornare sull’Esperta. Il tono della voce che fornisce risposta a quella domanda è freddo e privo di emozioni e si potrebbe persino dire che sarebbe in contrasto con l’attenzione che fino a poco prima dedicavi alla lettura *§*La Guida alle Erbe, Melisande. Leggevo le loro proprietà per far lavorare la mia mente, nella speranza che mi venisse qualche idea per le prime sperimentazioni*§* Le rivolgeresti un sorriso sterile, quasi articolato solo per dare una fine a quel tuo discorso. E poi ancora riprenderesti nel medesimo tono *§*Tu come stai? La tua gravidanza come procede?*§* [tenebra I; veggenza I]

MELISANDE [ Biblioteca Segreta ] Ti siedi prima sulla punta della sedia, quindi fai scorrere il corpo all'indietro con estrema lentezza, abbandonandoti infine allo schienale scomodo ma che, in questo momento di abbandono, sembra essere più comodo di una poltroncina rivestita di morbido velluto. Sposti lo sguardo ametista sul librone rimasto aperto sul tavolo: sciocca domanda, la tua. Quel tomo -il primo di tre- lo riconosceresti ovunque. Quel libro passa di mano in mano e anche tu -forse persino la Signora dei Veleni- ancora cerchi rifugio nella sua sapienza. Il mutato atteggiamento di Melanie attira nuovamente la tua attenzione sulla sua figura: la osservi con attenzione... i suoi occhi, la sua postura. Cerchi la causa di quella sua improvvisa freddezza, di quel distacco. Ma non trovi niente: la tua esplorazione non ti lascia che il vuoto -come sempre, d'altra parte- { Empatia liv 3 } e quindi azzardi { Sei stanca, Melanie? } Una domanda semplicissima che Niniel ti fece chissà quante volte tanto tempo fa. { Ricordo che le idee migliori sui primi veleni arrivarono di notte, tra un incubo e l'altro } Ti perdi un attimo nel passato, a quei primi goffi tentativi di creare una pozione -non che tu sia migliorata poi molto nel corso degli anni. Istintivamente, nel sentire la domanda sulla gravidanza, porti entrambe le mani sulla pancia { Abbastanza bene. Mi stanco subito ma.. sembra sia normale! } Un sorriso tirato: quanto ti da fastidio dover stare sempre a letto? { A quanto pare il peggio è passato, ma l'ospitaliera ritiene necessario il riposo assoluto.. colpa dei Veleni, dice }.

ITHILBOR[*§*Biblioteca segreta*§*] Ancora le gambe tornano ad accavallarsi e le mani a congiungersi l’una all’altra appena sopra il ginocchio. Il piede destro sospeso dondola distrattamente e una smorfia nasce sul tuo volto nel momento in cui la venefica domanda a proposito della tua stanchezza. Ti acciglieresti appena, infrangendo la maschera di gelo che copriva il viso mentre la voce si fa strada tra le labbra *§*Stanca? No, Melisande, non direi. Non porto nessun bambino in grembo, io*§* E smorzeresti il tuo dire con quella punta finale d’ironia, accompagnata da un sorriso che trova la forza di articolarsi in tutta la propria ampiezza. Ascolteresti poi gli stralci di quella che è esperienza personale, quell’accenno al collegamento tra veleni e sogni (o incubi che dir si voglia) e ancor quell’affermazione ti strapperebbe una risatina appena accennata che ti spinge a fare una considerazione che nasconde molto più di quel che dice *§*Valgono anche quelli diurni? Perché non so più da quante lune le mie notti sono totalmente insonni e i giorni mi vedono stretta tra le braccia di Morfeo*§* E poi quell’accenno alla sua condizione ti costringe a porle una domanda, forse piuttosto personale *§*Ci avevi mai pensato, Melisande? Avevi ponderato che la dedizione ai veleni potesse ostacolare il tuo essere madre? O quando l’hai intrapresa eri troppo giovane per concederti tali pensieri?*§* Non aggiungi altro, continuando a guardarla e lasciandoti sedurre dai suoni che quella piccola vita ancora in formazione emette dal ventre della venefica, dai profumi che si mescolano soavemente l’uno all’altro [tenebra I; veggenza I]

MELISANDE [ Biblioteca Segreta ] Continui ad osservare Melanie che, tra smorfie e sorrisi, racconta la sua storia. Questa sera sembra diversa dal solito, più distante. I pensieri sono cattivi compagni a volte. { Suppongo di si, Melanie... Anche i sogni diurni possono portare consiglio...} Lasci forse la frase un pò in sospeso, come se volessi continuare con qualche saggio consiglio... ma alla fine rimani in silenzio, inspirando ed espirando lentamente. I pensieri vagano: dalle prime creazioni si spostano agli incubi e ai veleni che qualcun altro ha creato. Sussurro notturno. Una benedizione per la tua sanità mentale. Le mani sul ventre emanano calore che, attraverso la veste di raso, raggiunge la pelle e penetra dentro di essa, riscaldando probabilmente quella cosa che ti cresce dentro. Ed è proprio su di lui-lei che Melanie ha da domandare. Rimani in silenzio qualche secondo, spostando lo sguardo prima sulla pancia e poi nuovamente sull'Apprendista {Non volevo avere figli, Melanie. Non sono nata per essere madre. } Triste verità: riesci a mala pena a prenderti cura di te stessa, figurati di un marmocchio urlante! { Quando sono entrata in questa casa sapevo che la composizione dei veleni mi avrebbe condotta alla sterilità... e me ne rallegravo, in realtà } racconti con un sorriso, per nulla imbarazzata dai retroscena che Melanie potrebbe leggere dietro quelle tue parole { Se aspiri a diventare madre, Melanie... } interrompi la frase, cercando i suoi occhi. E' ancora in tempo, in effetti.

ITHILBOR[*§*Biblioteca segreta*§*]Ascolti con attenzione il dire dell’Esperta, quella sua confessione sulla mancata volontà di divenir madre. Che qualcosa, adesso, fosse cambiato? Ma non osi troppo, Sposa. Non spingi troppo in là le tue domande chiedendo come mai ella si trovi a essere in dolce attesa. Ti limiti a sorriderle come per asserire che hai compreso, non riuscendo più a comprendere cosa spinga una donna a desiderare o meno di avere dei figli. I ricordi ti inondano, rimembri che l’idea di avere un pargolo non era disdegnata, non fino a quando gli allenamenti ti furono preclusi. E comprendi forse in minima parte cosa possa significare per Melisande il riposo forzato, la lontananza dalla sua arte, dalla sua dedizione. E quella sua frase lasciata a metà scatena qualcosa dentro te: come rispondere, come farle capire? Le parole usciranno dalla bocca in modo istintivo, prive di menzogna e colme di quella verità che non è la tua arte, eppur pronunciate sempre nel medesimo tono freddo e distaccato *§*No, Melisande. Non so dirti se c’è stato in me questo desiderio, ma mi ritrovai comunque nelle tue condizioni in giovane età. Ma quel bambino non è mai nato e non ho alcun rimpianto per la sua…morte prematura. Il mio ventre è sterile, non è in grado di offrire più alcun frutto. E presumo di essere fortunata a essere ancora…viva. A non aver seguito la sorte della mia creature. Le mie aspirazioni, Melisande…*§* faresti una pausa, socchiudendo gli occhi e pensando alle parole di Donatien, quando quel fratello osò troppo avanzando dubbi sulla natura del tuo desiderio di offrire il dono oscuro a un’infante; pensando al figlio che è nato non dal tuo ventre, ma dal tuo sangue: quella nuova creatura dannata. C’è il desiderio di essere madre, ma non come potrebbe provarlo un’umana: solo nella sfaccettatura di tramandar la dannazione e creare una famiglia di immortali potenti e temuti, rispettati. Gli occhi tornerebbero a posarsi su di lei, le braccia si allegherebbero verso l’esterno *§*Le mie aspirazioni sono tutte qui dentro, Melisande. I miei desideri non sono cambiati da quando sono entrata in questa casa. Sono i medesimi che a Voi e alla Nostra arte mi hanno condotto. Non ho nemmeno bisogno di un uomo nella mia vita. Ho bisogno di qualcosa che resta, che è eterno. Non di ciò che muore. E cos’altro, se non la sapienza e ciò che ella dona?*§* [tenebra I]

MELISANDE [ Biblioteca Segreta - Esterno ] Istintive, le parole di Melanie ti scaraventano nel suo mondo che sembra parecchio più complicato di quanto è stato il tuo alla sua età. Ella è così giovane, ma nelle sue parole ci sono sofferenze passate che in un certo senso la rendono più saggia perfino di te che ne hai combinate tante. Sofferenze passate, si, ma forse anche superate. Esiste un genere di dolore che ti costringe ad andare avanti nella vita: la morte di Rajani o quella di Qirva. Sono ferite che si cicatrizzano in un modo così particolare da potersi riaprire in qualsiasi momento. Figurarsi la morte di un figlio: è vero, non lo volevi questo mostro che -sai già- ti causerà più guai che gioie... ma adesso che lo senti crescere, giorno dopo giorno, hai raggiunto la consapevolezza che sacrificherai volentieri la tua vita per la sua, che lo proteggerai dai demoni dell'inferno e dagli angeli della dea (Nievienne in particolar modo). Non ascolti più Melanie quando parla, ti limiti ad annuide distrattamente prima di far leva sulle braccia per alzarti in piedi { Andiamo a fare una passeggiata, Melanie. Non voglio disturbare la Signora dei Veleni } Il tono di voce è imperioso, neanche fosse un comando e non un suggerimento, ma il sorriso che segue vorrebbe essere d'incoraggiamento. Se Melanie ti seguirà uscirete insieme nella fredda notte della cittadina: parlerete? rimarrete ognuna persa nei propri pensieri? Non importa poi molto.
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