[ Torre Oscura ] " Abbandonati a me "

Danae!
00giovedì 3 novembre 2016 23:37
Danae, Xarmoth
Riassunto: Accettando l’invito di Xarmoth, la Contessa si reca alla Torre Oscura all’esterno della quale incontra proprio il Vampiro. I due intavolano immediatamente una conversazione e la Maga pone al suo interlocutore delle domande, alle quali egli risponde con sincerità; la fanciulla scopre indi che l’Eterno non invecchia, non può morire ed è simile ad un Dio. Scambiandolo per il demonio, gli domanda se voglia la sua anima ma egli risponde che potrebbe già averla ma preferisce trasformarla in qualcosa di migliore. Attratta dagli innumerevoli bonus che potrebbe acquisire, Danae gli chiede cosa desideri in cambio ed il Moth sostiene di volere che ella sia sua, che si abbandoni a lui. La Maga accetta e fa per allontanarsi ma Xar le pone una richiesta: le chiede di rubare per lui qualcosa che sia prezioso, intimo ed inviolato e di non tornare a mani vuote.

Commento: Un sentito grazie al player per la bella role [SM=g27823]


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DANAE [ . Esterno Torre . ] Finalmente non piove più; l’acqua è piombata giù dal cielo per giorni, costringendo i Barringtoniani a starsene rintanati nelle loro zozze abitazioni. Or che il cielo è sereno seppur macchiato da nuvole soffici come il cotone, le strade si ripopolano e la gente sbuca fuori dai vicoli come lumache. Mescolata fra il resto del popolo di Barrington vi è anche la Contessa d’Eu: anche se con qualche riserva, ella ha deciso di accettare l’invito del Signore di Landaras. Eccola dunque appropinquarsi all’imponente imago della Torre Oscura, i passi cadenzati accompagnati dal ticchettio sordo dei tacchi l’avvicinano sempre più al ligneo portone posto all’ingresso della monumentale costruzione: quest’ultima pare senza tempo e si sposa davvero bene con gli edifici circostanti sebbene lo stile architettonico sia differente, quasi senza tempo. Gli occhi azzurri della Normanna ne carezzano le fattezze con cautela e le mani indugiano sulla maniglia, la quale tenta la ventiduenne più d’ogni altra cosa. Il battito del suo cuore accelera man mano che la ragazza si avvicina alla Torre e la mente s’ingarbuglia con pensieri contrastanti: alcuni le intimano di scappare a gambe levate, altri le impongono di bussare senza troppi complimenti. Sotto al mantello bordeaux scintilla la veste rossa con finiture dorate, all’altezza della veste è stata ricamata una rosa del medesimo colore dei raggi solari nonché lo stemma del casato d’Eu. [ // 3.bp.blogspot.com/-OJv7h4Ibji8/TlI2P0LU9BI/AAAAAAAAASc/LfrcLee8IQA/s1600/8470679-ritratto-di-una-bella-donna-in-abito-di-epoca-medievale-girato-in-st... ] I capelli sono lasciati sciolti e lambiscono la vita, mentre il capo è decorato con un cerchietto di raso; il venticello che scuote la chioma diffonde il profumo della giovane tutto attorno: difatti, per distinguersi, ella adopera un estratto di petali di rosa che dovrebbe creare una scia delicata. Le labbra sono martoriate dai denti per l’indecisione, un sentimento che le lega i polsi e la blocca sul posto.

XARMOTH [Esterno Torre] Il lato oscuro della torre, laddove essa proietta la sua ombra in opposizione alla falce di luna che si apre come una ferita nel cielo scuro, è un denso intrico di ombre. Se ne sta tra di esse, l'antico vampiro. Alto e massiccio, indossa stivali adorni di pelliccia d'orso, pantaloni neri ed una casacca color porpora: su di essa, al centro dell'ampio petto, domina il muso di una pantera in atto di spalancare le fauci. Non ha mantello alcuni ed i capelli, lisci fili bianchi come neve, ricadono sopra le spalle, facendo da scomposto sipario ad un volto che è privo d'età, dai tratti marcati, duri ed austeri, come quelli di una statua. Tiene le mani strette in due pugni, immote e minacciose, con le dita larghe intarsiate di cicatrici, come un libro che, su chiare pagine, narra la storia di un condottiero spietato, la sua terribile ascesa, la sua violenta caduta. L'odore ferrigno del sangue è il primo che, suadente, raggiunge il non morto, mescolandosi ad uno dolciastro di fiori. Senza sforzo apparente estende la sua volontà, fatta di adamantina determinazione, fino alla mente della donna che se ne sta lì, indecisa, davanti alla porta della sua torre. [Cerchi una risposta, o l'oblio della domanda.] [Veggenza II] La voce, persino attraverso un legame mentale risulta cupa e intensa, sebbene un brusio di altre voci diverse, più deboli e lontane, formino un sottofondo come la risacca del mare quando si osservano, da lontano, le onde.

DANAE [ . Esterno Torre . ] Eccolo comparire nell’ombra, di cui sembra sia il padrone. Si avvicina a Danae col suo solito passo marziale, i nivei capelli incorniciano un viso reso duro da secoli di esistenza. Questo, però, la ventiduenne non lo sa. Ella si volta nella direzione in cui Xarmoth è comparso, ammirando in silenzio le vesti sfarzose e concentrandosi sui connotati dell’uomo. Percepisce la voce del Moth anche se egli non schiude le labbra e ciò la stupisce non poco: le pupille si dilatano e la bocca ne segue i movimenti, tornando poi ad essere ghermita dalle imperiose zaffate dei denti bianchi. Ode il dire dell’Eterno chiaramente, anche se attorno a loro il popolo Barringtoniano ciarla ed i versi degli animali non migliorano la situazione. Istintivamente, la Maga compie un passo in avanti come a voler raggiungere il suo interlocutore, quindi si arresta di nuovo, osservando indecisa gli occhi neri dell’altro coi suoi molto più chiari. Per non farsi udire dagli altri ha deciso di ricorrere al potere dell’Ars, quindi una sensazione strana la pervade: chissà da dove, questa intuizione arriva e le intima di tentare di comunicare telepaticamente col Vampiro soltanto con le proprie forze. Stupita, la fanciulla fa un tentativo: chiude gli occhi per un istante e sgombera la mente dai pensieri che la tormentano da giorni; si concentra sul meccanico ritmo del suo respiro quindi, quand’è sicura di farcela, formula la sua risposta. [ Entrambe. ] [ Veggenza II ] Ha tante domande che vorrebbe porre a Xarmoth: alcune sulla sua persona, altre sul loco in cui vive. Nuovi quesiti sono in serbo per lui, dilemmi sorti grazie alla loro ultima conversazione.

XARMOTH [Esterno Torre] Raggiunge il confine dell'ombra della torre, là dove il paesaggio è illuminato dagli astri notturni, ma non vi si avventura. Preferisce rimanere dove il buio è più denso, tanto da scolorare le vesti, il pallore del volto e delle mani, il bianco dei capelli, finendo così inesorabilmente per essere divorato dagli occhi, due pozzi privi di un fondo, sentieri senza ritorno verso i segreti della morte. [Fa' la tua domanda, allora.] Parla, adesso. Le labbra carnose articolano le parole con il solito tono autoritario. L'espressione impenetrabile del volto non lascia trapelare alcuna forma di interesse per la donna, a cui tuttavia lo sguardo pare essere ferocemente rivolto. In ritardo rispetto alla voce, la mano destra si solleva, mimando nell'aria fresca e umida della sera un gesto vago di noncuranza, che la vede oltrepassare il confine tra buio più fitto e tenue luce. E' in quel momento, in quell'atto che il vampiro assume i tratti di un vivente, lasciando che la magia del sangue accenda l'incarnato e nasconda le linee violacee della morte. Persino un respiro sembra animare il petto, gonfiandolo ad un ritmo lento, dilatando appena le nari di un naso schiacciato a forza di colpi, che tuttavia alcuno potrà raccontare, ormai estinto dal tempo, laddove non è giunta la spietata stretta del Flagello dei draghi. [Tenebra I]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Egli le parla ora. Danae può riconoscere il medesimo tono pregnare l’aere, sebbene nella sua testa la voce dell’Eterno sembrasse più ovattata. Il Signore di Landaras esce allo scoperto: si lascia le ombre dietro alle spalle grandi e si lascia abbracciare dal campo visivo della giovane, mostrandosi ferino come al solito ma leggermente diverso. La pelle di gesso che le dita della Contessa hanno accarezzato da non molto pare illuminata questa volta, più umana. La fanciulla non sa e non può immaginare l’identità di quella creatura poiché nulla di simile ha mai conosciuto. Invero, questo è inesatto: Melisande, la deliziosa donna dei veleni, e Viron, l’ombra incontrata al cimitero, condividono il sangue maledetto con Xarmoth. Nessuno di loro, però, ha mai destato sospetti dinnanzi agli occhi attenti della Normanna. Un’altra fanciulla, tuttavia, è rimasta impressa nella mente fervida della Maga tanto che quest’ultima ha chiesto di lei a destra e a manca. E lo fa di nuovo. [ Tanto tempo fa ho conosciuto una ragazza, la Custode del Cimitero. ] Avanza verso di lui, spinta dalla curiosità. Ha pensato giorno e notte alle parole da scegliere per parlargli, per esporgli l’argomento ed ora sta decisamente andando a braccio. [ Il suo dire è stato molto simile al Vostro: sembrava che le stesse molto a cuore lo scorrere dei miei giorni ed anche ella mi fissava intensamente. ] L’imago della splendida Custode riemerge dai ricordi e viene per diletto sovrapposta a quella enorme del Moth: non ci sono somiglianze reali se non il pallore delle carni. [ Non ho più visto quella giovane ma mi pare di scorgere in Voi qualcosa di lei. Forse ho solo troppa immaginazione. ] Commenta concedendosi un sorriso tirato. È solo una sensazione, una serpe morbosa che cova nel petto e che par sibilare ogni volta che gli occhi ardenti di Xarmoth la sfiorano. [ Ma non mi sono immaginata alcune cose che sapete fare. ] Torna seria di colpo: la fronte si corruga e le sopracciglia si aggrottano, come se si stesse sforzando molto. [ Qualche sera fa avete dato prova di conoscere quello che mi passa per la testa ed ora la Vostra voce è persino riuscita ad entrarci! ] Il tono di voce si fa più acuto, insistente, e le braccia si allargano come a mostrare fisicamente lo sconvolgimento della ragazza. Si sente mancare la saliva in bocca e le pare di avere il cervello bloccato, come se le mancassero delle tessere fondamentali per capire la situazione. Anche lei sa proiettare la propria voce nella mente altrui, ma Danae è un’Aspirante Maga. Ma Xarmoth? [ Che cosa siete? ] Questa è la sua domanda, pronunziata con tono monocorde mentre gli occhi azzurri si gettano sul volto adombrato dell’uomo.

XARMOTH [Esterno Torre] Compie un singolo passo, facendosi più vicino alla sua interlocutrice, troneggiando su di ella con la propria statura e quel fisico guerresco. Persino la torre, quel magnifico monolite attorno a cui la cittadina è cresciuta intorno, sembra poca cosa rispetto all'antico vampiro e al portamento imperioso che lo contraddistingue. [Cosa. Chi.] La corregge, inarcando un sopracciglio e assumendo così un'espressione ben poco paziente. [Sono i miei desideri, la mia volontà. Ciò che bramo, ottengo. Ciò che aborro, distruggo.] Spiega poi, convinto, calcando ogni singola parola come se dovesse, da un momento all'altro, trascinato dal verbo, agire e afferrarla. La squadra, infatti, senza traccia alcuna di pudore, spogliandola delle vesti, denudandola delle carni, arrivando dritto all'anima di quella fragile creatura. [Adesso la MIA domanda.] Il tono, cupo per natura, echeggia quando il volume si alza. Allunga la mano destra, porgendo il palmo a Danae. E' una pretesa, più che un invito. [Per poter comandare, devi servire. Cosa sei disposta a dare, per avere.] Le labbra carnose si aprono in un sorriso ammiccante, ma che va ben oltre del desiderio che un uomo possa avere per una donna. Il sangue, tramutato in potere, non ha esempio alcuno in natura che possa essere paragonato. [Sappi che non vi sono altri, come me.] Torna poi sul discorso precedente, o forse è parte enigmatica della sua domanda. Attende. Sa farlo con pazienza, chi ha strappato i confini del tempo con la propria forza, modellando le sabbie per rendersi eterno. [Tenebra I]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Xarmoth troneggia sulla figura della Normanna, si china per osservarla con le braci che ha incastonate nel viso così imponente da coprire il cielo. Non che Danae avesse il desio di scrutare quest’ultimo. Non si sottrae allo sguardo del Vampiro seppur esso la inchiodi e la spogli di ogni strato di stoffa, di pelle e di ossa; sembra quasi che la ventiduenne abbia preso coraggio, alimentata dalla brama di conoscere cosa si cela dietro alle fattezze gelide seppur brucianti del suo distaccato aguzzino. Quest’ultimo le tende il palmo d’una mano: una carta geografica di cicatrici inviterebbe quasi la Maga a darsela a gambe levate soprattutto dopo aver saggiato sulla sua pelle lo scotto della forza bruta ( anche se contenuta ) dello Xar. Tuttavia, la fanciulla risponde posando le dita flessuose su quelle del suo interlocutore, ascoltando in silenzio le parole di difficile comprensione chiosate dalla bocca ferina dall’uomo coi capelli del colore della neve. [ Dipende ] Sussurra stringendosi nelle spalle, inclinando il capo verso destra. Senza attendere ulteriori quesiti dal Moth, prosegue [ Da che cosa avete da offrirmi. ] Non è spocchia la sua, bensì una naturale e comprensibile confusione: che cosa significano le parole dell’Eterno? Ella non può mica promettere qualcosa senza aver capito il patto che potrebbe suggellare.

XARMOTH [Esterno Torre] Serra la mano. E' lo scatto di una morsa solida e pratica, che vede le dita cercare il palmo in un istante, incuranti che sul loro tragitto possano trovare la ben più morbida e calda mano di Danae. La presa decisa non si cura di suscitare dolore, sebbene non sia questo l'intento, ma non per questo sarà piacevole nell'esprimere l'inevitabilità della presenza di entrambi lì e in quel preciso momento. [Ciò che la regione più remota ed oscura dell'animo umano desidera.] Gli occhi si stringono, salvo poi allargarsi di nuovo, quando lo sguardo termina la corsa partita dai piedi della sua interlocutrice, risalendo lungo le vesti alle gambe, stringendo la vita, procedendo senza indugiare sui seni e sulle spalle, trovando un più lungo attimo di attenzione sul collo, vezzeggiando famelicamente le labbra ed infine affondando dentro gli specchi dell'anima di lei. Si inginocchia, poi, per incontrare con la gamba destra il suolo freddo di Barrington. Eppure, in qualche maniera, non sembra davvero insistere su di una superficie di spazio, quanto piuttosto decidere di manifestarsi nel buio della notte d'autunno con la sola sua forza di volontà. Da qui, il volto severo del vampiro si piega in un sorriso, con tutti i duri tratti che si affannano per trovare una soluzione espressiva accattivante, che tuttavia non cela la ferocia insita nell'immortale. [Vigore IV - Passivo. Tenebra I]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Strette nella morsa d’acciaio del predatore, le dita di Danae sono in trappola: lo sa bene la ragazza ed evita di divincolarsi o dimenarsi inutilmente, perseverando nella sua posizione ritta ed austera e scrutando il fondo degli occhi scuri del Vampiro coi suoi, candidamente cerulei e colmi di curiosità. Lo osserva mentre ei si inginocchia, rinunciando al vantaggio dell’altezza per poter rendere l’incrocio fra gli sguardi paritario; Xarmoth le sorride, come un leone che curva gli angoli della bocca in un ghigno poiché trova la gazzella divertente. La Contessa indugia sui lineamenti duri del Moth, sulla pelle di gesso e sui capelli argentei. Lo guarda con la stessa intensità che il suo interlocutore dedica alla figura di lei, non preoccupandosi dell’etichetta e tuffando le iridi sull’imponente imago del nobiluomo. La voce di lui le carezza l’oto, riempendo la sua mente di quesiti: basta una mera frase, una sola proposizione a catturare ogni attenzione della giovane, quasi questa fosse un usignolo costretto in una gabbia arrugginita. All’improvviso, ecco l’illuminazione: gli occhi celesti si sgranano e delle lievissime rughe d’espressione rovinano la liscezza della fronte; la bocca si schiude per partorire un respiro strozzato, rauco, seguito da un pigolio che è l’ombra della voce squillante della Maga. [ Voi… non invecchiate? ] Assurdo. Impensabile. Impossibile. Nemmeno se l’è posta la domanda della morte, tanto le pare un’utopia.

XARMOTH [Esterno Torre] Tira a sé il braccio. Non è uno strattone, bensì un movimento elastico e sinuoso, come fosse egli stesso la pantera ritratta sulla casacca, nell'atto di spalancare le fauci. Il gesto è compiuto senza curarsi del fatto che ancora stringa la mano della creatura vivente nella propria e che avrà come risultato quello di trascinarla a sé, forse persino a farla incontrare con l'ampio petto del vampiro. Nel contempo, il braccio sinistro la vuole cingere, così da non lasciarle l'equivoca convinzione di potere, in alcun modo, fuggire. Nemmeno la morte potrà salvarla, se così vuole il Flagello dei draghi. [Perché osservare una singola stella, quando il cielo ne è ricolmo.] La voce si abbassa, cupa nei toni e famelica nelle intenzioni. Le labbra scandiscono le parole, la lingua le lascia fuggire, ma è come se volesse morderle e gustarle una ad una, di nuovo. [Io posso ciò che un dio può.] Abbassa la fronte, occhi negli occhi con la donna, scrutandola con i suoi neri e profondi. [Questo fa di me ciò che sono.] Vi è come un ché di inconcluso nella sua ultima frase. Ma tace, adesso, lascia che sia la notte a parlare. E la notte risponde col proprio silenzio. [Vigore IV - Tenebra I]

DANAE [ . Esterno Torre . ] La imprigiona, la ghermisce, la stringe contro il suo petto roccioso. Neanche questa volta Danae si ribella: è intelligente, sa che sarebbe tutto inutile. Per chissà quale motivo, è convinta che non ci siano percosse ad aspettarla, sebbene la presa del Moth sia più che salda, infallibile. La guarda ancora come se stesse parlando alla Normanna privata delle sue vesti e dei suoi connotati, una conversazione intrattenuta ad un piano superiore. Per l’ennesima volta, nero ed azzurro si incontrano, incatenandosi in un braccio di ferro di sguardi che finisce in parità; la voce dell’Eterno è roca, gratta come la corteccia di un albero secolare e snocciola sentieri inaccessibili alla Contessa se non nei suoi sogni più intimi. Persino il silenzio che succede il monologo di Xarmoth è carico di significati: un mondo di sottintesi inesplorati irto di pericoli. Danae non è digiuna di discorsi sulla vita eterna, sull’immortalità: è stata educata in un monastero e nei testi del Cristo Bianco si allude spesso a tale desiderio inacciuffabile dell’umanità. Un pensiero si fa strada soffocando tutti gli altri; striscia dalla mente al suo collo, dallo stomaco all’intestino. Il suo percorso pare inarrestabile. Lampi di immagini strappate dagli occhi ai libri inondano la sua vista: scarabocchi di creature deformi e demoniache, curve sugli ignari ed inermi uomini, affamate di un nettare intangibile. Il Male si traveste, indossa il verde più lussureggiante, la veste più ricca, i lineamenti più ricercati. Così i sacerdoti le ripetevano, così nei libri era scritto. Forse il Moth avrà notato il picco di incremento di consapevolezza nello sguardo di Danae, una convinzione non del tutto giusta e non del tutto errata. Egli non è Lucifero, ma è la creatura che più gli somiglia. La voce smette di essere flebile, si fa bassa, sorda, non carezzevole. Gli occhi sono fermi, duri, il Voi decade. [ E’ la mia anima che vuoi. ]



XARMOTH [Esterno Torre] Sbuffa, gettando aria sulla faccia di Danae. E' un colpo di riso, che muore tuttavia prima ancora di nascere. Scuote poi la testa, lentamente, due volte, senza smettere di scavarle dentro con la sola forza dei suoi occhi neri, pozzi di ombre e pece stagnanti, riverberi di infinito oblio e infinita grandezza. [Quella posso averla, se voglio.] La mano sinistra, a palmo aperto, le tocca la schiena e va a risalire in direzione della nuca, sotto i capelli. E' grande, solida e fredda, proprio come fosse una roccia. E' ruvida e schietta. [Ciò che voglio, adesso...] Fa una pausa, durante la quale la spinge verso di sé, volendo accostare i volti guancia a guancia, così da poterle sussurrare in un orecchio con quelle labbra carnose e pallide che si muovono animatamente, guidate dalla fame eterna. [...E' insegnarti a plasmarla, la tua anima. Farla uscire dal corpo, modellarla, renderla luminosa e potente. Poi rimetterla a posto, magnifica.] Tutto sembra possibile, questo è possibile evincere dal tono risoluto della voce. Così, in quell'abbraccio, per diversi istanti non si avverte neppure il battito del cuore incastonato nel corpo massiccio del vampiro. Appena si nota il respiro, basso a tal punto da essere quasi inesistente. [Tenebra I - Vigore IV]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Non è malvagio come sembra Xarmoth, perlomeno non con Danae. Almeno, non ora. Lo sbigottimento della fragile umana lo fa ridere, un divertimento che sciama in fretta come il ronzio d’un’ape, lasciando spazio a concetti molto più seri. Ancora una volta, gli onici incastonati nel marmo la fissano sino a disintegrarla ed una mano ruvida corre su per la sua schiena che s’inarca come una corda di violino sfiorata sapientemente dall’archetto. In un attimo, per il mero intervento della forza di gravità, la sua guancia cozza contro quella del Moth, fredda e d’una consistenza ben più resistente. Le labbra carnose dell’uomo sfiorano il lobo del suo orecchio e la voce potente ma controllata quasi la fa tremare, non si sa bene per il cosa dice o per come lo esprime. Le mani che dapprima erano calate come inferme lungo i fianchi, ora si sollevano leggere come piume, cercando gli avambracci dell’Eterno su cui posarsi come farfalle; c’è solo il cuore di Danae a pulsare come un concerto di tamburi, il suo respiro non è del tutto regolare. La fa sembrare facile Xarmoth, come se l’essere potenti sia al pari di bere un bicchier d’acqua. Ovviamente, la Contessa vuole attingere a quella fonte di sovrannaturale, dunque non c’è motivo di ripetere il proprio desiderio. [ Che cosa vuoi in cambio? ] Anche il suo dire è un soffio, un sussurro che va a ricambiare il precedente. Non c’è bisogno di gridare, oramai le ombre li avvolgono premurosamente.

XARMOTH [Esterno Torre] Arretra con il busto, tornando a fissarla negli occhi, senza aggiungere una parola. Anzi, come dimentico della presenza della donna, resta completamente immobile per lunghi, lunghissimi attimi. L'incarnato pallido, così da vicino, risulta cesellato da mano esperta, che ha tracciato contorni scuri sui tratti decisi degli zigomi, del mento e di quel suo naso schiacciato. La fronte è ampia e liscia ed i capelli incorniciano il tutto con candida staticità. Le labbra sono vive, in una strana maniera che è tutta loro, tanto carnose da agitarsi ogni qual volta l'essere immortale pronunci parola. E' la statua di un sovrano dimenticato dal tempo, austero ed impavido, spietato e forte, che nella vita si è fatto spazio con grandi mani salde e mente feroce. [Abbandonati a me.] Il tono è profondo, il calore della richiesta si perde nella gelida infinità del significato che il gesto comporta. [Da oggi sii mia.] Aggiunge, ma ancora senza dare conclusione a quanto le chiede. Gli occhi neri e infossati scorrono verso il basso, in direzione del ventre della donna. Vi è qualcosa di torbido in quella semplice occhiata, che trascende ciò che un uomo potrebbe mai chiedere ad una donna, che supera i limiti della vita per abbracciare i misteri oltre la morte. [Completamente.] E torna a divorarla con lo sguardo, risalendo lungo il corpo di lei per di nuovo affondare nei tremanti occhi della giovane. [Tenebra I - Vigore IV]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Non le chiede del sesso, la sua domanda è molto più profonda, decisamente radicata: è come se le chiedesse di ingoiare un seme che farebbe crescere nel corpo della Contessa un’infinità di radici nere e pulsanti, capaci di avvilupparsi attorno al cuore ed avvelenare il suo pensiero. Le pare di annegare in un mare di cenere, di annaspare nel buio di una caverna di cui può, però, vedere l’uscita. Sì, perché il vero passo in avanti sta nel rendersi conto che il Buio non è un luogo insopportabile e spaventoso come si pensa. Meccanicamente, il suo capo si muove su e giù, annuendo e rispondendo tacitamente a ciò che il Moth vuole. Sarà sua: più di quanto lo sia stata la notte in cui egli ha bevuto il suo sangue, più di quando ha deciso di recarsi alla Torre Oscura. Ovviamente, del timore alberga in lei ma non del pentimento. Di quest’ultimo non c’è traccia.

XARMOTH [Esterno Torre] Osserva il gesto di Danae in silenzio, senza neppure respirare. A tratti l'inganno che lo fa sembrare vivente cede, lasciando un battito irregolare ad animargli il petto ed ombre striscianti ed incerte a cesellare i tratti scavati del volto imperioso. [Va', dunque.] L'ammonisce, con un ordine perentorio cui segue un cenno implacabile del mento che indica dietro di lei, la strada, la notte. Tuttavia, la stretta che la trattiene per la mano e per il collo non cede, né la vicinanza del corpo guerresco del vampiro sembra venir meno, forse solo perché vuole farle percepire il potere che da egli emana. [Ruba qualcosa per me. Qualcosa di prezioso, intimo ed inviolato.] Le sorride. La bocca assume una piega condiscendente, che assume per natura tratti strafottenti, ma al tempo stesso che coinvolge la donna e la rende complice. I denti bianchi, in fila, si aprono dinnanzi ad una lingua rossa e affamata, veri detentori dei segreti della vita oltre la morte. Finalmente la lascia andare, aprendo le dita ruvide, allargando le braccia possenti. Rimane in quella posa per qualche lungo istante, poi si fa di nuovo serio, gelido e imperscrutabile. [Non tornare a mani vuote.] Non esiste alternativa all'eventualità di un successo, per quella cupa voce dall'inflessione fatta di volontà divina. [Tenebra I]

DANAE [ . Esterno Torre . ] Quasi le pare impossibile di essersi fisicamente distaccata dall’Eterno, sebbene senta il loro legame più vivo che mai. Egli è pronto a lasciarla andare, a consegnarla all’oscurità cui appartiene, anche se prima le rivolge una richiesta. E’ quest’ultima a mettere in visibile difficoltà Danae, la quale fa per voltarsi con un’espressione più che confusa sul volto pallido. Non tornerà a mani vuote, questo è certo. Forse non tornerà, non senza una risposta al quesito che la soddisfi. Senza voltarsi nuovamente, la fanciulla si incammina in direzione della Fortezza Ancestrale, rimuginando su quanto è accaduto.
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