Capitolo 5 - "Pioggia"

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Ossian77
00martedì 31 ottobre 2006 11:39
Master
Nel momento in cui il sipario si chiuse definitivamente, tutti sul palco non poterono che essere felici di sentire la voce di Barak che diceva al pubblico in platea dove dirigersi. Il brusio eccitato della folla che se ne andava era il segnale piu' chiaro per gli Aranrim che le loro fatiche erano davvero finite, almeno per quella sera. Lossadan collasso', lungo e disteso, li' dove si trovava. Anche Dalkest, Eorein e Ronan a malapena si reggevano in piedi.
Lasya si affretto' ad avvicinarsi a Eorein, per assicurarsi che non stesse sanguinando, e Meriel fece lo stesso con Ronan. Athorman, invece, si trovava gia' vicno a Dalkest, che sembrava quello che aveva dovuto accusare il colpo piu' violento di tutti.
Lo sguardo Meriel, anche nelle luci attenuate e con il trucco pesante sul volto, tradiva una profonda preoccupazione.

[Modificato da Ossian77 31/10/2006 13.15]

Fingal
00martedì 31 ottobre 2006 15:11
Athorman
Quando il sipario si chiuse per l’ultima volta, il guaritore assaporò a pieno il senso di liberazione frutto della vittoria sulla Bestia. Questa sensazione di leggerezza scaturiva anche dalla consapevolezza dello scampato pericolo per tutte quelle anime che erano intervenute allo spettacolo.

Come scatto di serratura non appena il sipario celò l’ultimo spicchio di palcoscenico le ginocchia del Biondo Cavaliere Eothraim cedettero al peso del suo corpo. Dalkest, in ginocchio, cercava ancora di non abbandonarsi alla stanchezza e ai pesanti colpi infertigli dal Drago. Dietro di lui il dunedan fu pronto a verificare l’entità delle sue ferite.

Lasya, per amore dei Valar! Portate i miei attrezzi, delle bende e dell’acqua!

Athorman sapeva di non poter contare su nessuno degli Aranrim, eccezion fata per Barak che era impegnato a far defluire il pubblico, per poter trasferire Dalkest in un luogo più consono. Tutti erano stremati fisicamente e spossati dalla tensione nervosa subita. Anch’egli versava nelle medesime condizioni, ma la sua rettitudine ed il voto dei guaritori gli imponeva di prendersi cura di un sofferente, ed in questo caso più che mai.


LASYA: “Eh … si ecco provvedo….provvedo subito.” E con il fare tipico di chi viene sollecitato in un momento di trambusto mentale si avviò verso la cucina.

Guardando quel ragazzo dall’anima di leone, in balia del dolore delle ferite, non poté fare a meno di commuoversi per cotanto eroismo.
Ashtarazor
00mercoledì 1 novembre 2006 10:51
Ronan
era seduto per terra, un poco sdraiato su un fianco, una spalla appoggiata alla parete di legno, un gomito a terra.
L’elmo rotolato poco lontano, uno schiniere staccato, l’altro penzolante, la gamba ferita non sembrava sanguinare ma erano evidenti i segni bluastri lasciati dal morso.
Era stanco e provato, sconvolto dalla fatica.
Tutta la tensione gli era piombata addosso all’improvviso e solo ora iniziava a pensare davvero a quello che era successo..
tutto ora sembrava così lontano, irreale, però le bruciature c'erano. e facevano male.

Al sopraggiungere dell'attrice alzò verso di lei uno sguardo appannato.

"Meriel.. no, no, grazie, io sto bene.."

disse soltanto, con debole voce, guardando in direzione di Dalkest ed Eorein, ben più feriti di lui, mentre i ricordi dei fatti recenti si perdevano di nuovo nello smarrimento di altri pensieri confusi.

[Modificato da Ashtarazor 01/11/2006 21.24]

Ossian77
00mercoledì 1 novembre 2006 13:47
Master
Nella semioscurita' del palco, Athorman compi' un ultimo sforzo ed adagio' Dalkest su una pedana di legno. Lasya, ancora in costume, si affretto' a eseguire il comando del guaritore. Mentre aspettava, Athorman si accerto' che non ci fossero fratture o emorregie, e fu sollevato dalle condizioni di Dalkest. Il guerriero sembrava davvero fatto coi mattoni. Aveva solo preso una marea di botte ed era scosso, stanco e disorientato, sulla soglia dell'incoscienza, ma non stava messo peggio di un pugile dopo un incontro. La sua armatura era tutta acciaccata sul fianco, e diversi anelli erano penetrati nel giaco di cuoio e poi nella pelle, ma le maglie di ferro avevano tenuto bene alla pression e non si erano lacerate.

Eorein era forse piu' provato: una ferita simile a quella di Dalkest al fianco, e il fiato ancora mozzo per l'ultima testata e per l'aria rovente che aveva respirato. Era stanco, ma almeno seduto poteva restare. Il viso era leggermente bruciacchiato e nell'aria si avvertiva l'olezzo della pelle ustionate e dei capelli strinati dalla fiammata.

Athorman nonostante la stanchezza, dopo qualche minuto riprese fiato. Probabilmente avrebbe zoppicato per qualche ora, o per un paio di giorni, ma non di piu'.

Aiutato da Meriel, e da Lasya che era tornata con le bende, l'acqua pulita e la borsa dei ferri di Athorman, gli Aranrim al completo stavano badando alle proprie ferite
Ashtarazor
00mercoledì 1 novembre 2006 22:22
Ronan
Una delle ragazze l'aveva aiutato a sistemare le bende.
Continuava a risentire mentalmente il suono degli applausi scroscianti di pochi minuti prima. non riusciva a toglierselo dalla testa.

eppure non era tranquillo.
il dolore pulsante dei colpi ricevuti, delle scottature, ma soprattutto non riusciva a distogliere il pensiero dall'immagine di quegli occhi malvagi che l'avevano fissato con tanto odio soltanto pochi minuti prima.
qualcosa era mutato dentro di lui.
La sua spensieratezza di giovane si era persa per sempre.
Dopo quello che era successo, nulla sarebbe rimasto più come prima.
Rabbrividì e si guardo un po' intorno.
Dalkest ed Eorein stavano molto meglio di quanto non avesse creduto. Quei cavalieri erano fatti di vera roccia.
Si rasserenò un poco.
La pelle era salva.. e questo era quello che contava, dopotutto.

Qualcuno poi gli aveva portato un cordiale e gli aveva raccontato di come gli spettatori fossero entusiasti e non volessero nemmeno abbandonare il teatro.
soltanto la presenza di Barak aveva fatto in modo di allontanare i curiosi e far defluire la folla ordinatamente.
Un successo, un travolgente successo, uno dei più grandi a cui aveva assistito e in cui aveva potuto recitare di persona a fianco dei suoi amati maestri.
si sentì felice.

Dopo qualche sorso, stava già molto meglio e si era un po' ripreso. Si guardò ancora un po' in giro, incrociò per caso lo sguardo di Lossadan che era lì vicino e gli diede una voce.

"Ehi.. se trovo Sigurth.. devo dirgli due paroline sui suoi mirabolanti effetti di scena..
un pochino travolgenti.. questa volta, non trovate?
"

disse ridendo, poi più a bassa voce

"è forte, ma sembra efficace.."
e fece per allungargli la fiasca.

[Modificato da Ashtarazor 01/11/2006 22.32]

Ossian77
00giovedì 2 novembre 2006 08:45
Master
"Gia', hai ragione, amico mio" disse Lossadan. I due erano fatti di una pasta robusta, anche se erano meno possenti dei due eothraim. La pelle era intatta, per lo piu', e lo spettacolo era andato bene. Una risata ed una battuta fu tutto quello che ci volle loro per andare avanti con la vita. Animi semplici, come il loro, non venivano facilmente intaccati dal male.

"Certo che Sig mi deve delle belle spieg.....AAAAAHHHHH, Sig!!! Maledizione, Sig e' alla BASE del drago, era li' sotto! Ecco perche' non e' uscito a prendere gli applausi"

La voce di Lossadan muto' dal tono divertito di sempre verso il panico, mentre si fiondava a esplorare la base di legno, corde e pannelli acui era stato fissato il collo di Ancalagon
Mumak
00giovedì 2 novembre 2006 18:51
Dalkest
l'incoscienza, il dolore, la testa che girava e poi un urlo, di nuovo, rumore di assi di legno, ancora.

non c'era speranza, stavano per morire tutti, il drago era invincibile, qualcuno stava gridando, il drago aveva fatto qualcosa a Sigurdh, altri avevano le loro mani su di lui, probabilmente volevano svegliarlo per mandarlo a combattere.

"...si, ho capito, ci sono... la mia ascia, datemi l'ascia..."

il biondo cavaliere con uno sforzo più grande di quanto si aspettasse tentò di recuperare la posizione da seduto per poi rialzarsi, il fianco mandò fitte lancinanti, gli occhi si appannarono e cadde di nuovo svenuto.
Fingal
00venerdì 3 novembre 2006 10:02
Athorman
Il guaritore cercò, senza successo, di trattenere Dalkest dall’alzarsi. Solo le ferite lo ‘persuasero’ di non essere in grado di effettuare ulteriori sforzi.

Amico mio, nonostante la tua forza ed il tuo animo di Cavaliere, non puoi chiedere ai tuoi muscoli l’impossibile ! Resta giù andrò io da Sigurth!

Così dopo aver serrato nuovamente le bende al fianco del Biondo Cavaliere, richiamando a sé le forze si alzò e si avviò verso il Drago giacente per aiutare Lossadan e Ronan a soccorrere il povero Sigurth.
Ossian77
00sabato 4 novembre 2006 11:13
Master
Athorman si accorse che concentrandosi sulle cure da prestare agli altri, riusciva a sopportare bene il dolore. Era piu' che altro scosso dagli eventi, spaventato, stanco per gli assalti, ma non aveva lesioni davvero serie, almeno non per la sua tempra.
Senza barcollare piu' di tanto passo' al volo tra Ronan e Lossadan, diede una pacca sulla spalla ad entrambi, come per riscuoterli dal torpore, e si fece seguire fin dietro le quinte di destra del palco. Il pupazzo era ingombrante, ma tutto sommato integro alla base.
Athorman e Ronan, davanti a Lossadan, iniziarono a preoccuparsi quando videro uno stano liquido sieroso, che piano piano si andava dissolvendo, sporcare i loro stivali. Un odore di chiuso, di muffa ed orina assali' le loro narici. Paradossalmente, ne furono sollevati. Quello era un odore solo in parte innaturale, per quanto fosse disgustoso.
Dietro il blocco di appoggio del drago, sentirono dei lamenti, deboli e quasi impercettibili. Yorick, che aveva interpretato l'ombra incoronata di Melkor, ancora tutto vestito di nero si vvicino' reggendo una strana imitazione in legno della mazza Grond ed una vera lanterna.

Nella fioca luce rossastra, i tre attori ed il guaritore non poterono non rabbrividire. Sigurdh stava immerso in una pozza di liquami che emanava un fetore nauseabondo. La struttura di legno e corde, che stava piano piano tornando alla sua forma normale, era ancora venata da strani tessuti viventi. Nel legno scorrevano vene pulsanti, tranciate, da cui colavano deboli schizzi di fluido viola. Ad ogni istante, qualcuna delle vene scompariva, e lo strano liquido diventava trasparente, per poi dissolversi nel nulla. Sigurdh, che doveva essere la causa dell'odore piu' "umano" era sconvolto dal terrore.

La figura del carpentiere del nord, di solito simile ad una pila di mattoni da costruzione per quanto era solido, era accovacciata in posizione fetale. Tremava come una foglia e borbottava nella sua lingua frasi incomprensibili. Gli occhi erano sbarrati e perdeva acqua dal naso, come un bambino.

Nel suo delirare, Athorman, che aveva viaggiato con Eorein, ed i tre attori, che avevano studiato le lingue, riuscirono a cogliere solo una parola.

"Fimblewinter...Fimblewinter...Fimblewinter...
Fimblewinter...Fimblewinter...Fimblewinter...
Fimblewinter...Fimblewinter...Fimblewinter..."
Fingal
00lunedì 6 novembre 2006 18:27
Athorman
L’uomo accovacciato nella posizione che gli aveva dato i natali, neanche sembrava più lo stesso. La sua pelle aveva dovuto subire gli effetti dei miasmi infernali e del male n essi contenuto.

Nonostante, da un punto di vista medico, avesse avuto esperienze di tutti i generi, il guaritore rimase impietrito alla visione della trasformazione di Sigurth. Comprese subito che il male era ancora vivo in lui e ne contaminava le carni e lo spirito.

Indi cercò la pace dentro di sé e cominciò a recitare una cantilena quasi una giaculatoria nella lingua dei suoi padri:

Estë! Oh Mia Signora! Ti invoco per purificare questo tuo figlio, fa che il male che ora lo soggioga, rinculi per i sentieri oscuri che lo hanno portato a noi, fino alla tenebra che lo ha generato! Ed ivi rimanga!

Un profumo di conifere si spanse per l’aria, rendendola fresca e pungente, come l’effetto della brezza che incontrato il bosco ne trasporta le essenze nella radura circostante.

Momenti interminabili per il guaritore alcuni minuti per gli Aranrim, al termine dei quali Athorman cadde sulle ginocchia perché non più in grado a sostenere il suo peso, tanto fu lo sforzo.

Un lungo respiro prima, ed i suoi occhi si riaprirono al mondo degli uomini.
Ossian77
00martedì 7 novembre 2006 08:44
Master
Le ginocchia di Athorman non toccarono mai terra. Mentre il dunadan stava per perdere conoscenza per lo sforzo, qualcuno lo afferro' per le ascelle e lo tiro' su, mettendolo in piedi. Ronan e Lossadan erano in ginocchio ai lati di Sigurdh, e Yorick...beh, pesava 50 chili coi vestiti addosso.

Meriel:"Ottimo lavoro davvero, Athorman. E' proprio vero che le mani dei Re hanno ancora potere di guarire. Ora, pero', tocca a te riposarti. Segui attentamente le mie istruzioni, dunadan, e forse ce la caviamo con poco..."

La dama, che parlava da dietro Athorman, lo giro' per poterlo fronteggiare. Tenendogli il viso tra le mani sorrise e guardandolo negli occhi, disse:

"Qua ci penso io. Ora, andate tutti di sopra, di corsa. Tu, Eorein, Dalkest ed Arhiael. Aprite tutte le finestre ed accendete il camino. L'acqua e' gia calda e voglio che tu e Lasya mettiate della Athelas in polvere in un catino di acqua bollente. Lasya sa dpve la tengo, anche se la chiamo con un altro nome, che tu di certo conosci...Toglietevi immediatamente le armature ed i vestiti, e copritevi con qualcosa di caldo e pulito. Allontanate da voi tutte le armi che avete usato qui, e non toccatele, sopratutto Gurcrist. Ronan! Tu hai combattuto con loro, ed hai cavalcato il drago. Seguili di sopra e dai una mano. Restate tutti li' ed aspettate. Mentre attendete, non pensate a nulla, e guardate verso le Stelle. Io vi raggiungo subito..."

Lascio' la presa, ed Athorman senti' che finalmente, ed insospettabilmente, le gambe lo reggevano alla perfezione. Meriel si inginocchio' di fianco al carpentiere, tenedogli la testa in grembo e cercando di calmarlo un po'. Scambio' delle veloci parole con Lossadan, sincerandosi che stesse bene, e smise di prestare attanzione ad Athorman. Sigurdh, dopo aver riaperto gli occhi, si rilasso' un poco. Le braccia e le gambe, contratte per proteggersi da un orrore ancora ignoto, si distesero. Inizio' a mugugnare qualcosa, mentre alla luce della lanterna riprendeva un po' di colore naturale. Inizio' a piangere, e cerco', trovandolo, l'abbraccio dei suoi amici di sempre.

........

Nel frattempo, sul palco, un servo di scena aveva acceso diverse lanterne; alcuni di loro stavano, cautamente, esplorando la zona per iniziare a dare una rassettata. Barak, che aveva fatto defluire il grosso della folla, per qualche motivo ancora non si vedeva. Per la sicurezza (del pubblico che usciva) aveva fatto entrare Alex nelle stalle ed il grosso cane si stava ora aggirando per il palco, annusando il campo di battaglia con curiosita'. I due eothraim, dopo un iniziale stordimento, iniziarono a riprendere le forze; ne avevano appena a sufficienza per trascinarsi via da li', ma si avviarono verso la scala dietro le quinte che portava ai quartieri abitativi del teatro, strusciando i piedi sull'assito scricchiolante.

[Modificato da Ossian77 08/11/2006 10.53]

Ossian77
00mercoledì 8 novembre 2006 10:58
Master
I due cavalieri, seguiti da Lasya, si ritrovarono negli alloggi che occupavano ormai da qualche giorno. La stanza era buia e calda, e la giovane attrice, che ancora non si era tolta il costume da Elwing, stava provando ad illuminarla. Aveva seguito Eorein e Dalkest con una candela in mano e la stava usando per accendere i moccoli che erano rimasti sopra al camino.
I due cavalieri, seduti finalmente su qualcosa di morbido, riprendevano piano piano la lucidita' necessaria per affrontare la difficile discussione che presto Athorman avrebbe iniziato.

Il dunadan, con Ronan al suo fianco, si attardo' un attimo alla base delle scale e poi si avvio' per raggiungere i suoi amici. Presto si sarebbero riposati, e poi avrebbero parlato.

Lossadan e Meriel, intanto, si prendevano cura del povero Sigurdh, che non la smetteva di piangere come un bambino, presto imitato dal suo stesso capocomico.
Ashtarazor
00mercoledì 8 novembre 2006 13:13
Ronan
rabbrividì nuovamente.
salendo le scale disse con un filo di voce:

"..questo è veramente troppo.. per il respiro di Arda..
cosa sta succedendo.. in questo maledetto teatro?
"

si girò poi verso il dunandan un attimo prima di entrare nella stanza.

"Sir Athorman, tu che sei saggio e conosci.. e appartieni come Meriel all'antica stripe dei re, aiutaci.. te ne prego, a capire.. io.. ho paura.."
Valandur
00giovedì 9 novembre 2006 16:04
Eorein
Era stremato.

Sentimenti e sensazioni contrastanti si affollavano nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore: paura, dolore, sollievo, rabbia, soddisfazione, spossatezza, curiosità.
E freddo.
Un gelo che sembrava penetrato nel profondo del suo cuore e che sembrava espandersi, lento e inesorabile, fino a coprirlo completamente, isolandolo dal calore dei suoi amici e compagni.
Inspiegabile, considerato che era stato investito in pieno dalle fiamme.
O quello che sembravano essere.

Tentò di combatterlo con tutte le proprie forze, ormai ridotte al limite, e si avviò silenzioso insieme agli altri, fino a sprofondare pesantemente sulla poltrona che sembrava essere emersa dalle nebbie che si infittivano davanti ai suoi occhi.

Era stremato.
Fingal
00venerdì 10 novembre 2006 12:25
Athorman
So che è e sarà impossibile scrollarsi di dosso ciò che i nostri occhi hanno dovuto vedere, tanto più per te ragazzo mio, ma stai tranquillo che faremo e farò del tutto per poter svelare questo arcano mistero. Ora spogliati e lavati con acqua come ha indicato Dama Meriel

Il dunedan tentò di rassicurare il giovane attore, anche se lui stesso era rimasto sconvolto di ciò a cui aveva assistito. La potenza che si era manifestata non era cosa da poco, ed i suoi strali erano rimasti imbattuti.

No, amico mio! non è ancora il momento di sedersi! Come ha comandato Dama Meriel bisogna disfarci dei nostri abiti, lavarci ed indossarne di puliti. Quello sarà il momento in cui potrai riposare le membra e lo spirito.

Secco suonò l’ammonimento alle orecchie del Capitano eothraim. Ma comprese immediatamente che il guaritore era nel giusto.

Così i quattro uomini si apprestarono ad eseguire ciò che aveva suggerito Dama Meriel. Arhiael in come loro eseguiva alla lettera i dettami in una stanza attigua, mentre Lasya era indaffarata a preparare due catini con acqua calda e Athelas.

[Modificato da Fingal 10/11/2006 12.25]

Ashtarazor
00venerdì 10 novembre 2006 16:16
Ronan
Si era dato un po' da fare per rintuzzare il fuoco nel camino.
ma poi si era seduto un momento, insolitamente spossato.
Sogno' di indossare già le vesti calde e pulite e di essere disteso su qualcosa di morbido.
Il tepore del camino vicino a loro.

* Come sarà possibile non pensare a nulla, dopo quello che ci e' successo.. *
ma le Stelle brillavono come sempre, splendide e amiche.
e guardarle e perdersi nella profondita' di esse era bello.
Una fragranza rinfrescante si stava diffondendo nell'aria e lasciava nel suo animo come un senso di calma e speranza.

Ronan si rialzò quasi subito, si svestì come aveva detto Meriel e seguì attentamente le istruzioni del guaritore, aiutandolo per quanto poteva.
le sue parole lo avevano rassicurato.
In quel momento Athorman era come un padre ai suoi occhi.
Lui era con loro e questo bastava.

[Modificato da Ashtarazor 11/11/2006 10.32]

Mumak
00venerdì 10 novembre 2006 20:07
Dalkest
il suo corpo parve farsi più pesante, d'improvviso le membra vollero staccarsi dal corpo e le gambe faticavano a sostenerlo. qualcosa nei suoi muscoli li stava impigrendo e forzando a rilassarsi, tutta la foga e la tensione che fino ad allora lo avevano sostenuto sembravano essere andate a riposarsi anche loro.

*guarda le stelle, sciocco*

ricordò le parole che gli erano state dette, in un altro momento forse avrebbe riso di quelle sciocche superstizioni, della forza della magia e del maleficio che da essa poteva evadere, ma dopo due giorni come quelli anche il più scettico tra gli ignoranti avrebbe aperto gli occhi. c'erano cose che non potevano essere battute dalla sua ascia, e questa consapevolezza lo abbatteva più di qualsiasi altra cosa, da oggi lui era un cavaliere sconfitto eppur vivo, una contradizione, una bugia, una sciocchezza.

"un vero cavaliere in battaglia può essere sconfitto una sola volta, che quella volta muore da cavaliere, combattendo"


le parole scorsero involontariamente dalla sua bocca in un soffio quasi impercettibile, non credeva più in quella verità assoluta che gli era stata insegnata, ora lui era stato sconfitto per la prima volta e lo sarebbe stato ancora ed ancora ed ancora, perchè a sconfiggerlo non era stato il drago, altrimenti sarebbe morto una volta sola, a sconfiggerlo era stata la paura, qualcosa che non aveva mai realmente conosciuto fino a questo giorno maledetto.

"oggi un cavaliere è morto..."
Ossian77
00venerdì 10 novembre 2006 20:50
Master
Il gruppo stancamente inzizio' ad eseguire gli ordini di Athorman. Il guaritore, pur provato, si costrinse a prendersi cura prima degli altri, in particolare Dalkest. Lo dovette letteralmente costringere a togliersi la cotta di maglia, perche' era preso da una svogliatezza ed uno scoramento fin troppo familiari a quelli visti dopo la battaglia alla villa di Arhiael.

Le armature di Eorein e Dalkest e le armi di tutti andarono a formare una pila disordinata in un angolo. Dopo una abbondante mezz'ora, Meriel fece la sua comparsa di sopra, trovandoli pronti. Barak, Lossadan e Yorick erano dietro di lei. Lossadan, aiutato da Yorick, si cambio' e distese su una delle brande, mentre Barak, che teneva in braccio Sigurdh senza troppa difficilta', fece lo stesso. Il beorniano era scuro in volto, e stava per andare da Eorien a dirgli qualcosa. Il tocco di Meriel sul braccio ed un lungo e severo sguardo lo dissuasero. Se ne ando' borbottando arrabbiato qualcosa del tipo "Sono di sotto, se vi serve uno schiavo..."

Meriel, aiutata da Lasya, fece distendere i due cavalieri ed invito' anche Athorman e Ronan a mettersi comodi. Come se volesse distrarli da un pensiero troppo grave, o per nascondere la sua vera preoccupazione, inizio' a parlare del piu' e del meno. La sua voce riusci' comunque a distrarli e la ascoltarono parlare senza prestare troppa attenzione e rispondendo a monosillabi. Dopo un po', Meriel si avvicino' ad Eorein, dicendo.

"Beh, vediamole queste ferite. Magari non e' nulla, ma togliamoci lo scrupolo. Su, scopri il fianco, cavaliere. Dalkest, poi tocca a te. Athorman, ti siedi di fianco a me e mi dai una mano?"

Meriel osservo' a lungo l'ematoma che l'eothraim aveva sul fianco, ed i piccoli tagli che la cotta di maglia gli aveva causato. Qui e' la' aveva delle bruciature superficiali, e qualche escoriazione. Dalkest era messo leggermente meglio, e Ronan sembrava stare gia' abbastanza bene, sebbene zoppicasse e fosse stanco morto. Con un sorriso, la dama li invito' a rivestirsi, mangiare qualcosa e andarsene tutti a dormire.

"E' stata una giornata lunga, basta coi brutti pensieri"disse uscendo assieme a Lasya. "Lossadan, anche tu. Stai con loro, ci pensiamo noi a sistemare il teatro e a chiudere tutto. Barak pensera' alla sicurezza ed ai cavalli, per stanotte. Athorman, mi raccomando a voi. Vegliate sui vostri amici. A domani"

La porta si richiuse.

[Modificato da Ossian77 11/11/2006 13.36]

Fingal
00lunedì 13 novembre 2006 10:37
Athorman

Fece un cenno di assenso all’indirizzo di Dama Meriel rispondendo:

State pur tranquilla Mia Signora, nonostante tutto presumo di poter sostenere lo stato di “veglia”. Raccomando a voi il resto della compagnia.

Detto ciò si sedette sulla poltrona più comoda, e cominciò ad eseguire torsioni del collo per rilassarne i muscoli. Socchiuse parzialmente le palpebre e cominciò a recitare mentalmente una litania.

Quella tecnica appresa da suo padre, gli permetteva di entrare in uno stato di “trance”, nel corso del quale poteva restare vigile pur riposando il corpo. Ogni volta che la utilizzava, per qualche istante i suoi pensieri ritornavano ai giorni della sua infanzia, agli odori delle essenze con le quali sua madre si profumava, alle grida festose dei suoi fratelli nel cortile della casa di famiglia. Ricordi felici di un periodo gioioso e spensierato che riempivano di serenità e speranza il suo cuore.”

Ecco, ora era in comunicazione ed in armonia con tutto ciò che era animato e non.
Mumak
00lunedì 13 novembre 2006 13:24
Dalkest
si alzò e si avvicinò alla finestra, guardò fuori per un tempo sufficientemente lungo a conoscere ogni particolare della piazza sottostante. poi si voltò e emise un lungo sospiro.

"Eorein, Lossadan, devo parlarvi, ed è giusto che io lo faccia davanti a chi conosce l'avversario che è stato affrontato. non credo di poter essere più utile alla causa e alla sicurezza degli Aranrim, fondamentalmente per due motivi, il primo è che non sono preparato per affrontare simili sciagure viventi, a casa di Arhiael non potevo credere ai miei occhi, ma in un qualche modo sono riuscito ad avere la meglio su quegli esseri abominevoli, ma il drago... quello vi avrebbe fatto a pezzi se non fossero intervenuti Athorman e Eorein, l'uno con la benevolenza dei suoi dei, l'altro con la spada, evidentemente capace di ben più che tagliare dunlandiani. io non avrei potuto proteggervi in nessun caso da quella bestia immonda. il secondo motivo è ben più che personale, ma non è più il caso di celarlo, che ne va, appunto, della sicurezza di tutti. da sempre, sin da giovane, quando combatto vengo preso da una singolare euforia, che mi tiene in piedi anche in momenti in cui sarebbe impossibile, ma a volte questa euforia può sfociare in reale follia omicida, e non solo nei confronti del mio avversario ma di tutti quelli che mi circondano. mi è successo due volte, la prima mentre ero ancora una recluta dell'esercito della mia gente, e venni cacciato per quel motivo. la seconda, ben più grave, quando ormai pensavo che fosse stata una situazione isolata, a casa di Arhiael. ho rischiato di ucciderla, non la riconoscevo, vedevo in lei un nemico, mi vengono i brividi se penso che poteva succedermi sul palco mentre combattevo il drago, e a dire il vero sento che ci sono andato maledettamente vicino."

il biondo cavaliere alzò lo sguardo ad incontrare i freddi occhi del capitano e lo sguardo stanco ma attento del capocomico, con un gesto della mano interruppe sul nascere l'intervento dei due.

"per questo motivo vi chiedo di lasciarmi libero dai miei impegni, questa città ha un effetto malsano su di me e tremo alla possibilità che la mia follia possa ricadere su voi, ho giurato di proteggervi, e andarmene è probabilmente la cosa migliore che posso fare in tal senso."

tornò a sedere, attendendo la reazione dei due non sapeva cosa aspettarsi, ma sperava che le parole di Eorein e Lossadan non fossero troppo dure e che potessse andarsene in amicizia e mantenendo il briciolo di dignità che gli era rimasto.

[Modificato da Mumak 13/11/2006 13.24]

Ashtarazor
00martedì 14 novembre 2006 03:34
Ronan
Alle amare parole del cavaliere, Ronan distolse lo sguardo dalle stelle lontane; la sua irruenza di giovane ventenne prese il sopravvento e parlo' senza aspettare, seguendo il moto impulsivo del suo cuore.

"No, Dalkest, non è così come dici, sei in errore.
Oggi il cavaliere che tu hai detto, non è morto affatto, anzi è nato a nuova vita.
Tutti noi siamo stati colti dalla paura.. eravamo letteralmente pietrificati dal terrore davanti a quel.. terribile abominio.

tu invece, appena hai udito il nostro richiamo, sei accorso subito in nostro aiuto, hai lanciato il tuo grido di battaglia, sei volato contro il drago e ci hai difeso sprezzando il pericolo senza esitare un istante.
Hai guardato in faccia la morte e l'orrore e sei rimasto, contro ogni speranza, fino alla fine, pronto anche all'estremo sacrificio della vita.
Io ti ho visto combattere contro il drago e schiantarti sotto la sua mole.
e ti dico che è così che si comporta un autentico cavaliere.

Il resto per me non ha importanza.
e se anche tu non fossi mai stato un cavaliere di diritto, da oggi lo saresti diventato di fatto e a buona ragione. e assai più a ragione di quanti se ne fregiano senza poi comportarsi come tali.
E se hai superato una prova di sì grave momento, come questa che abbiamo superato insieme, allora i Valar di certo ti proteggono dagli spiriti guerrieri che agitano il tuo animo e non dovrai temere alcunchè per l'avvenire.
cosa infatti ci potrà essere di peggio di ciò che abbiamo visto questa sera?
Ma anche se fosse, quello che so è che senza di te non ce l'avremmo mai fatta.
e non oso pensare a quello che abbiamo rischiato.
E ora.. noi.. io.. abbiamo bisogno di te.. per andare avanti.
Non abbandonarci proprio adesso, Dalkest, rimani con noi, ancora un po'.. almeno una settimana.. o qualche giorno..
e poi devi riposarti.. curare le ferite del corpo e dell'anima.. e dove mai potresti trovere un'altra guaritrice abile e bella come Dama Meriel? o saggio e attento come il nobile Athorman?
Rimani con noi, Dalkest, andiamo avanti insieme. e affronteremo i nostri spettri e le nostre paure una volta per tutte."

così dicendo, gli si avvicinò sorridendo e gli tese la mano.
"Avanti, amico mio, sugelliamo ora la nostra amicizia con questo gesto simbolico. In fondo è già la seconda volta che ti devo la vita, Cavaliere..
"
Fingal
00martedì 14 novembre 2006 10:42
Athorman
Ciò che accadeva nella stanza era percepito dal guaritore, e le parole di Dalkest e Ronan sebbene fossero simili ad echi ovattati destarono Athorman.

Un uomo dovrebbe essere valutato per ciò che è. Per incontrare un cavaliere basta entrare in una delle tanti corti, mentre per trovare un uomo d’onore bisogna camminare 1000 leghe.
Dalkest figlio del vento del Nord, nessuno della tua stirpe si è mai arreso ad un nemico senza lottare, non farlo tu ora. Anche se il nemico è insito in te, chiedi l’aiuto dei Valar e rifuggi dalla collera verso il tuo nemico, per quanto infido, subdolo e senza pietà, rimane una creatura straziata e soggiogata da oscuri poteri.
Rimane in ultimo, che nelle scelte un uomo è solo, e solo deve decidere la sua via.


Lo sguardo dardeggiante, fino ad allora, fisso negli occhi di Dalkest si spense. Le palpebre del dunadan tornarono a socchiudersi e la testa tornò dritta rispetto al tronco come a fissare la natura al di là della finestra.
Ossian77
00martedì 14 novembre 2006 16:38
Master
Lossadan, evidentemente provato dalle ultime ore, con tutta la stanchezza accumulata durante le prove che piangeva per venir fuori, strinse i denti e raccolse le forze per un ultimo sforzo. Anche se la sua voce era debole e la presa della sua mano da duellante morbida, si avvicino' a Dalkest, gli prese la spalla con una mano, e gli disse

"Dalk, ma che stai dicendo? Tu sei forte, e noi abbiamo bisogno di te. Sei coraggioso quanto basta per me, e se non sei il degli eothraim in persona, non mi importa. Se coraggioso quanto basta. Inoltre, hai una responsabilita'. Sai che qualcosa di strano accade, e sai che cose del genere potrebbero accadere di nuovo. Che farai, per proteggerci da te stesso ci abbandonerai? E Lasya? Non parlo di Meriel, lei sa badare a se stessa. Ma Lasya? Chi di noi la puo' difendere? E se succede di nuovo una cosa del genere? Si, ci siamo noi, ma se un braccio in piu' facesse la differenza? E La Contessa? Hai giurato, no? Ora sparisci ed io che le dico quando mi chiedera' di te? Che figura faro'? E poi, come fai a proteggere il mondo intero dalla tua furia guerriera? Prima o poi incontrerai qualcuno. Se davvero hai tutta questa rabbia dentro, tanto vale che ferisca chi ti puo' perdonare, perche' ti vuole bene, tiene a te e sai che non ne hai colpa. Ti prego Dalk, pensaci su. Almeno stanotte. Sei stanco, e non sono momenti per prendere decisioni come questa. Parlane con Eorein, riposati qui, e domani vediamo...ora...io...devo andare a dormire. Non mi sento tanto bene...tu pensaci, va bene?"

Dopo aver parlato a lungo sembro' avere un capogiro. Dalkest lo afferro' per i gomiti, sostenendone senza sforzo il peso.

"Visto? Nemmeno ho finito di parlare che gia' i fatti mi danno ragione..." aggiunse l'attore, voltandosi e trascinando i piedi verso la porta.

"Ronan, stai tu con loro" disse sulla soglia. Si chiuse la porta dietro e li lascio' soli.

[Modificato da Ossian77 14/11/2006 16.38]

Mumak
00mercoledì 15 novembre 2006 00:07
Dalkest
guardò Ronan e guardò Athorman, amici finalmente oltre che in battaglia nel conforto. strinse la mano di Ronan sorridendo e con un fugace sguardo alla porta ringraziò Lossadan delle sue parole. che il capocomico potesse aver ragione? in fondo, senza di lui, sarebbe andata a finire comunque con la morte del drago? si? no? chi poteva dirlo?

la preghiera, ecco cosa poteva salvare Dalkest, la benevolenza degli dei. avrebbe chiesto all'erudito dunadan di insegnargli a pregare, avrebbe chiesto al giovane attore di concedergli un poco della sua forza d'animo e del suo coraggio.

si voltò verso la figura immobile di Eorein, il suo conterraneo aveva certo ascoltato tutta la discussione ma se ne era rimasto immobile davanti alla finestra, un solo alito di vento muoveva le vesti di quella figura che altrimenti sarebbe sembrata una statua. gli occhi di ghiaccio erano aperti, lo sguardo fisso alle stelle.

Dlakest gli si avvicinò e sussurrando parlò a lui direttamente.

"Fratello, è la prima volta che ti chiamo così, ma è quello che siamo, fratelli dall'animo indomito e guerriero. tu senz'altro sai di cosa parlo perchè di codeste leggende è zeppa la nostra terra. uomini che in battaglia impazziscono acquistando grande forza e grande capacità guerriera, ma che non sanno più riconoscere amici dai nemici. tu pensi che i Valar possano salvarmi da codesto tormento? perchè io dubito di potere."
Valandur
00giovedì 16 novembre 2006 12:31
Eorein
Ancora una richiesta di aiuto rivolta a lui, nonostante mille dubbi ed incertezze attraversassero i suoi pensieri.
Eorein si volse stancamente verso il compagno, tutta la tensione ed il terrore appena vissuti che riaffioravano prepotentemente:

"Hai tutta la mia fiducia cavaliere, e non credo la tradirai. Ora andiamo a riposare, ne abbiamo tutti bisogno. Forse domani, alla luce del giorno, questa serata ci sembrerà meno terribile. ."
Ossian77
00giovedì 16 novembre 2006 16:42
Athorman
La “veglia” del dunedan al contrario delle tante precedenti, ebbe la singolarità di riportare alla mente del guaritore le tante vicende oscure vissute negli ultimi giorni, sebbene senza intaccare lasua calma interiore. L’essenza dell’Athelas nella stanza mitigava in parte quelle sensazioni di paura e di sconforto.

Nella mente di Athorman riaffiorarono tutte le conversazioni avute con i diversi personaggi incontrati da Sir Arbalar a Mastro Malhodd, dall’oste Oar al Capo stalliere, da Dama Thyrma alla Contessina, rivivendone i momenti come atti di una stessa rappresentazione.
Personaggi ed avvenimenti a essi legati, dei quali la mente non trovava lume, venivano via via estratti da questa “Commedia”, ed inseriti in una “lista nera”.

L’astrazione della lista sommava diversi volti e situazioni quali: Arbalar e Maugram, il Conte e la sua famiglia, il porto e l'aria di sospetto che lo circondava, l’evento misterioso che indusse Oar ad abbandonare la navigazione, i due scontri con la Forza Oscura a casa di Arhiael ed in teatro, ed ultimo ma non ultimo "l'effetto Gurcrist". Molte di esse riconducevano il loro mistero a fatti accaduti 10 anni prima.

*Con quale scopo i Sommi Valar mi hanno guidato fin qui ?! Cercavo risposte agli strani accadimenti di Carn Dûm e mi ritrovo con dieci volte le domande d’un tempo ! E’ quindi necessario che al risveglio ne parli e cerchi la cooperazione del resto della compagnia, o quanto meno degli uomini della scorta cominciando dal mio amico Capitano. *

[Modificato da Ossian77 18/11/2006 13.48]

Ashtarazor
00venerdì 17 novembre 2006 03:16
Ronan (sogno)
* Tu.. Che vuoi da me, uomo di Dun? che ci fai qui?..

Hai visto? L’ombra sta arrivando..
Lasciami in pace.. sto dormendo.
I valar! I Valari sono stati traditi.. fuggite!.. fuggite da questa città..

Ora sacrificano alla Notte.. agli dei che un tempo schernivano..
perché essi ora ci aiutano..

è il Fimbulvintr .. Forgoil.. fratelli uccideranno fratelli..
e le nostre teste cadono.. i cavalieri.. corrotti.. è colpa loro.. solo un passatempo..
un passatempo.. e uccidono senza pieta’.. maledetti.
Il nostro sangue è sempre più debole..
Non sei stanco.. anche tu?
Cose strane.. strisciano.. negli anfratti delle colline.

Perché non riesci a muoverti? non mi segui? Vieni.. vuoi sapere che cosa sacrificano? ti faccio vedere.. il mio rifugio è vicino..

no.. lasciami.. sono stanco..

Occhi malvagi nel buio.
Ombre. Gelo..
Le tende si muovono. c’è qualcuno?
Chi siete?
in questo teatro.. VUOTO?

Andate via! Spettri!..
Via.. via da me!
Cosa vuoi, Ombra?? Non toccarmi!
Lasciami!
Meriel! Meriel! Fammi luce! Meriel?Dove sei?
ahh Vattene! No.. no.. non mi azzannare ancora!
non puoi! Tu eri morto!!



la nebbia.. la nebbia si richiude..
se ne sono andati..
il vento.. porta parole malvage.. che cose orrende..
vene.. tagli infetti.. il liquido.. è scomparso.
Sigurdh.. perché mi guardi così?
la spada di Eorein? Fa male?
Dormi.. dormi.. é solo un sogno..
Non preoccuparti di loro, sto sveglio io qui..


Che strano fetore..
*

[Modificato da Ashtarazor 17/11/2006 12.27]

Ossian77
00lunedì 20 novembre 2006 12:05
Master
La luce del sole, persino in quella stagione e con gli scuri aperti, sembrava troppo debole per scacciare le ombre della stanza. Eorein e Dalkest avevano profonde ombre sotto gli occhi, e Ronan ed Athorman si muovevano irrequieti dalla credenza al tavolo, apparecchiando per la colazione. Barak, dal canto suo, sembrava piu' arrabbiato che stanco. Con una fetta di pane imburrato stava seduto alla finestra, guardando di sotto cosa combinava il suo fedele mastino. La piazza era ancora deserta e ancora vi regnava il disordine della fiera del giorno prima.

Dalla porta aperta, Athorman e Ronan videro salire al piano di sopra Meriel. La donna, normalmente dritta come un fuso, camminava strusciando i piedi, scalino dopo scalino. Una fugace parola con Lossadan, su Sigurdh, l'assicurazione che stava bene, o almeno che non correva rischi. Meriel aveva dunque passato la notte a vegliare sul caropentiere, le cui condizioni dovevano essere state gravi.

Il cibo, quasi senza sapore, fu consumato in fretta. Alla fine Lossadan, trovatili tutti assieme, si rivolse al gruppo, lanciando lunghe occhiate ad Eorein e al mucchio di armi che ancora giaceva in un angolo.

Lossadan:"Amici, so che siete stanchi. Con l'eccezione di Dalkest, tuttavia, vorrei chiedervi di non dimenticarvi i vostri doveri. I festeggiamenti sono ancora lunghi, e gli Aranrim hanno ancora bisogno del loro servizio di sicurezza...Eorein, sopratutto tu. Barak vuole parlarti ed anche io vorrei parlarti, dopo. Athorman, tu per oggi vorrei ti occupassi di dare un occhiata al gruppo ed a Sigurdh, perche' Meriel e' stremata. Ronan, tu hai fatto anche troppo ieri. Per oggi sei in ferie, va bene?"

Al capocomico sembrava davvero pesare dover chiedere tanto, ma sembrava non di meno convinto di avere il diritto di farlo. Rivolse un altro sguardo al gruppo, e se ne ando'. Il berning, con un grugnito, prese la parola.

Barak: "Eorein, so che sei il capitano. Nessun problema. So che ieri e' successo un mezzo disastro, sul palco, ed onore a te ed al tuo coraggio. Adesso, rispondimi sinceramente: come e' fatto un cavaliere?"

Eorein: "Scusa?"
Barak: "Mi hai capito. Come e' fatto un Cavaliere? Non uno che va a cavallo, ma un CAVALIERE?"
Eorein: "Non ti seguo..."
Barak: "Te lo chiedo diversamente...IO...io ti sembro un cavaliere?"
Eorein :"Barak, non capisco, perche' non me lo dici direttamente quello che vuoi?"

Eorein sembrava spazientito, a causa della stanchezza e dei mille pensieri.

* Non ho tempo per il sarcasmo di un beornia...*

Il suo pensiero fu interrotto a meta' dall'avanzare dell'enorme beorniano. Torreggaindo di quasi un piede sopra l'eothraim, che era pure al minimo storico della sua forma, Barak disse:

"Te lo dico semplicemente. Ieri, mentre voi eravate dietro le quinte a fare non so cosa, gli ospiti lasciavano il teatro. Non c'era nessuno a salutarli, nessuno a spiegare cosa fosse successo, nessuno a fermare il TORRENTE! di domande che si e' scatenato. I nobili, i cavalieri, le dame ed i paggi, tutti entusisti, tranne alcuni, pure troppi a dire il vero, che speculavano, malignavano, insinuavano cose sugli Aranrim...dove era il capitano della sicurezza? Come mai non era fuori? Forse perche' non poteva, visto che era sul palco! E perche' era sul palco se tanto quello era un pupazzo? Sai, a qualcuno sembrava vero, il drago. Per un attimo pure a me e' sembrato che faceste sul serio! C'eri tu a salutare la Contessa? C'eri tu a salutare quella primadonna di Arbalar? C'eri tu a reggere lo sguardo di Huor e quello anche peggio di Deor? No, c'ero io. Adesso: IO! sono il guerriero con l'ascia. Io sono il buttafuori. IO, non so come si tratta con dame e nobili. E' stato un momento terribile. Per mezz'ora ho dovuto badare, oltre a 500 persone di folla che se andavano, a dare spiegazioni a mezza nobilta' di Lond Arador sul perche' fosse "tutto previsto". IO ho dovuto subire i commenti di quelle dame altezzose, le loro risatine ed il modo in cui mi prendevano in giro. Adesso...

Fece una pausa, si calmo', si allontano' da Eorein e riprese, uscendo dalla stanza

"Adesso voglio che tu sappia che i ruoli vanno definiti chiaramente. Settimane fa, a Arceto, TU sei stato assunto come capo della sicurezza. NON io. I tuoi doveri non sono come i miei. Sono piu' complicati. Ed anche se stai vomitando sangue, a fine combattimento tu sei l'unico che non puo' riposare. Ricordatelo la prossima volta, o io qua saluto baracca e burattini, e ci vediamo in giro"

Usci', sbattendo la porta che quasi si stacco' dai cardini.

[Modificato da Ossian77 20/11/2006 12.11]

Mumak
00lunedì 20 novembre 2006 18:46
Dalkest
lo sfogo del beorniano lo colse assolutamente di sorpresa, possibile che non si fosse reso conto di ciò che era veramente successo? guardò Eorein che sembrava indeciso se arrabbiarsi o sorridere alle affermazioni di Barak. in fondo aveva ragione, e come lui aveva ragione Lossadan, bisognava tornare ai doveri di guardia. si alzò stancamente da tavola e si diresse a recuperare l'ascia, la sua ascia.

di fronte al mucchio di armi esitò, in cima c'era Gurcrist, la spada di Eorein, magica senza meno visto quello che aveva fatto durante la battaglia, per un momento fu tentato di spostarla ma qualcosa gli disse che forse era meglio non toccarla, in fondo Mandorallen si faceva cavalcare solo da lui. sfilò l'ascia da sotto facendo rotolare Gurcrist a terra, dal rumore che fece sembrava dover essere più pesante di quel che realmente era.

la sua ascia era scheggiata, avrebbe approfittato della benevolenza di Lossadan per il suo corpo ferito per portarla dal Fabbro della città sperando che potesse far qualcosa. indossò una maglia ferrata leggera sopra i vestiti ed uscì dalla porta principale del teatro verso la piazza antistante. Alex gli corse incontro per fargli le feste ma comprendendo in qualche modo che era ferito si arrestò ad un metro e prima di scodinzolare emise un leggero guaito. era dispiacere? o preoccupazione?

diede una pacca amichevole a Barak, lo sguardo del beorniano rivelò che doveva passare del tempo prima che comprendesse che il suo sacrificio era stato necessario come quello di tutti.

fermò un ragazzo che stava raccogliendo alcuni resti della fiera.

"una moneta di bronzo per te se mi accompagni dal miglior fabbro della città"
Ossian77
00martedì 21 novembre 2006 09:35
Master
L'odore di limatura di ferro, di carbone, di legna, di cuoio bollito, per quanto forte aveva qualcosa di familiare e rassicurante. Sotto il sole, nel cortile della forgia, un fabbro teneva l'ascia di Dalkest in mano, ammirandone i fregi, le rune di potere, la storia dei guerrieri che l'avevano impugnata. Sorridendo, e dando una pacca sul braccio di Dalkest, il fabbro disse:

"Non ci posso credere! Messere, la testa di bronzo di questa lama e' fatta meglio di molte fatte qui col ferro. Un filo eccellente! Eppure, dovete averla usata per ammazzare orchi a destra e a manca per mesi, per ridurla cosi'...comunque non vi preoccupate, il manico si puo' riparare, senza abbruttirlo, e cosi' la lama. Certo, un oggetto tanto bello non andrebbe portato in battaglia, ma ho sentito dire che tutti i guerrieri dell'est come voi hanno armi personali, come questa. Non come noi che forgiamo spade a dozzine, tutte uguali, senz'anima...Aspettate qui e rinfrescatevi. Ci vorra' un oretta abbondante."

Il fabbro e sua moglie erano due eriadoriani dai capelli rossicci e dal colorito roseo. Giovani entrambi, avevano due bambini piccoli che giocavano in cortile ed un cane da caccia. La moglie del fabbro porto' a Dalkest una tazza di coccio ed una brocca con della birra chiara assieme ad un vassoio di pane, mentre il fabbro procedeva alla riparazione.
Dalkest, stanco dalla notte prima e in un ambiente familiare e sicuro, socchiuse gli occhi dopo un paio di boccali, ed un dolce torpore si impadroni', lentamente di lui. Il ritmo del martello sull'incudine, il soffiare del mantice e la canzone del fabbro lo trasportarono, per un po', sulle verdi pianure del Gaggiolo...

La sensazione di fresco sul viso lo risveglio'. Il sole si era mosso parecchio, e la sua panca era ora in ombra. Si desto' molto piu' riposato e sereno di prima e trovo' la sua ascia sul tavolo, di fianco a lui. Il filo era, sebbene solo per una striscia sottile, di un colore impercettibilmente diverso, ed una fascia di metallo, era stata avvolta intorno alla frattura nel manico come un drappo di acciaio.
Il fregio sulla lama era intatto ed il suo bronzo dorato e luccicante. L'ascia aveva l'odore acido e acre del mordente che era stato usato per lucidarla. La forgia, noto' Dalkest, era deserta, a parte per il bambino di otto anni che venne incontro al guerriero.

"Papa' ha detto che era un peccato disturbarti, e che sembravi davvero stanco. Ha detto che sei un guerriero uscito dalle vecchie storie e che e' felice di aver riparato la tua arma e che non gli devi nulla. E' andato al lago con la mamma e mio fratello grande, ma torna stasera. Ha detto che spera di rivederti, per fare due chiacchiere, qui a Lond Arador"

[Modificato da Ossian77 21/11/2006 13.01]

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