Roma, 20 ott. (Apcom) - Le malattie genetiche come il diabete e la malattia di Huntington potrebbero essere un'eredità dell'evoluzione, che ci hanno lasciato antenati lontanissimi che si sono evoluti molto prima della comparsa dei mammiferi. La sorprendente scoperta, pubblicata su Molecular Biology and Evolution e riportata da New Scientist, potrebbe rendere possibile , per quanto strano possa sembrare, studiare le malattie umane nei pesci e negli insetti, oltre che, naturalmente, nei topolini di laboratorio,come si fa oggi. Per scoprire quando sono emersi nell'uomo i geni correlati alle malattie, Tomislay Domazet-Loao del Ruder Boakovic Institute di Zagabria, Croazia e colleghi hanno confrontato il nostro genoma con quello di organismi molto diversi da noi scelti da differenti stadi evolutivi delle specie viventi . Gli scienziati hanno scoperto, così, che l'uomo ha ereditato la maggioranza dei geni correlati alle malattie da organismi che si sono evoluti prima degli antenati a noi più prossimi (roditori o altri primati),ma il perché questo sia avvenuto non è chiaro. Per esempio, mentre l'uomo ha ereditato il 40% dei suoi geni dai batteri, il numero dei geni responsabili di molte malattie genetiche che provengono dai batteri è proporzionalmente più grande, fino al 60% . Secondo gli scienziati, al tempo in cui il "zebrafish" si è evoluto da un antenato comune del pesce e dell'uomo,400 milioni di anni fa, il 98% di tutti i nostri geni correlati alle malattie erano già apparsi. Ma solo lo 0.45% di questi hanno avuto origine dai primi mammiferi intorno ai 240 milioni di anni fa. "I topi - spiega Diethard Tautz, Max Planck Institute for Evolutionary Biology di Ploen, Germania - vengono scelti di solito come modello per studiare le malattie umane perché la maggioranza dei loro geni è direttamente equiparabile a quelli umani. Ora possiamo usare gli insetti o i pesci per cercare quei composti chimici che hanno variato l'espressione dei geni legati alle malattie. Con organismi che sono più facili da manipolare geneticamente rispetto ai topi - conclude il ricercatore - possiamo accelerare questo tipo di ricerca" Len