Re: Re: Re: Re:
Scritto da: Sciarpa Nera 27/12/2006 22.02
Forse non l'ho capito...
e se ho sbagliato ad interpretarlo ti chiedo scusa.
Non c'è niente di cui scusarsi, Sciarpa Nera, davvero.
E' che io credo che sia meglio intervenire in maniera chiara, spiegarsi bene. Discutere magari, nel rispetto reciproco.
Frasi brevi e sibilline che non si capisce se siano polemiche o cosa, non aiutano. Anche il mio intervento precedente rientra in questa logica, usciamone
Io volevo esprimere una cosa semplice, a prescindere dal caso Welby: in Italia il rituale funebre è normalmente assimilato al rituale religioso cattolico. Esso non viene concesso solo in presenza di qualche "deviazione" del defunto dalla dottrina cattolica.
Posso sbagliare, ma anche nei casi in cui il defunto o la famiglia decidano per un rito civile, laico, questa cosa viene percepita come una stranezza, causata da chissà quale problema o idea particolare. Anche la cremazione, tecnica così antica, è vista con diffidenza (mia nonna, cattolica come tutte le nonne, ha proprio orrore nel pensare che i cadaveri vengano bruciati).
Poi, per i riti laici, mancano anche spazi e possibilità: non ci sono luoghi pubblici adibiti a questa funzione, non sono previsti.
Io auspico quindi un Paese dove sia "normale" (bruttissimo aggettivo, usato per capirci) vedere funerali laici, o anche bambini che non vanno a catechismo, per dire.
Un Paese dove la questione rito religioso sì-rito religioso no, non sollevi tutto questo clamore.
"Normale" nel suo complesso, poi, questo Paese forse non lo sarà mai.