da www.ilsecoloxix.it
30 gennaio 2008
Cancelli contro il degrado
Daniele Grillo
La galleria tagliata fuori dal centro, dal via vai di chi acquista, dal cuore dello struscio, ha scelto la strada più drastica per troncare le cattive abitudini e difendersi da clochard e tossicodipendenti in cerca di un riparo: tre robusti cancelli, ai due ingressi di galleria Errico Martino e a metà del corridoio che la congiunge con i fondi della galleria parallela, verranno posizionati a breve per preservare, nelle ore notturne, quel che è rimasto del commercio tra via XII Ottobre e Corvetto. Si tratta del primo caso, in pieno centro, di una soluzione di questo tipo.
«Li finanzieremo noi, ma chiederemo anche la partecipazione dei condomini - dicono i commercianti». Riccardo Marianini, titolare del Guscio, nuovo ristorante affacciato su piazza Corvetto, ha assicurato che per il cancello vicino al suo locale provvederà autonomamente. «Costa sui 5.000 euro, ma a questo punto è diventato una soluzione irrinunciabile - spiega Marianini sulle scale che aprono, a nord, l’accesso alla galleria - qui, la notte, è territorio di senza tetto e sbandati, che cercano un luogo dove dormire. Ho “adottato” due aiuole, quelle davanti al mio ristorante, le ripulisco ogni giorno da siringhe e spazzatura. Il nostro, noi commercianti, lo facciamo. Però ci vuole uno sforzo del Comune per far sì che al nostro impegno seguano progetti, anche urbanistici, in grado di far tornare la gente qui». Per le altre due inferriate, che dovranno coprire un’altezza di diversi metri e chiudere completamente l’accesso ai fondi, si autotasseranno gli altri commercianti. A chiuderli e a riaprirli, si pensa, provvederanno gli addetti della vigilanza privata.
Ieri i titolari delle attività - sono 12 i negozi rimasti nella galleria Errico Martino - hanno incontrato il presidente del Municipio Centro Est Aldo Siri, presentatosi in mattinata in vece del sindaco Marta Vincenzi. Assieme a Siri sono arrivati un vigile urbano della sezione Portoria, alcuni tecnici degli uffici comunali e di Amt.
Sistemazione accesso nord e sud, implementazione dell’illuminazione pubblica, rinnovo dell’estetica urbana, attraversamenti pedonali da rinnovare e trasporto pubblico da rivedere. Sono questi i punti della ricetta proposta dai negozianti per tentare un recupero dell’area.
Loro, nonostante i problemi ad andare avanti in un “salotto commerciale” semivuoto di vetrine e lontanissimo dallo splendore degli anni ‘80- ‘90, non mollano e sono disposti a prendere in mano la situazione almeno per tentare di sopravvivere. Se dall’amministrazione non arrivano segnali di rilancio, di rinnovamento, di amore verso questa galleria dimenticata, saranno i “reduci” del commercio tra Piccapietra e Corvetto a prendere in mano la situazione. Il presente, purtroppo, parla di sostanziale abbandono e triste degrado. E di un gruppo (anche un paio di famiglie) di venti senza tetto che hanno eletto l’area a propria dimora per la notte. «Ho perso diversi clienti perché non si fidano più a frequentare questo posto - racconta Anna Mastropasqua, titolare assieme al marito di una lavanderia attigua agli ex locali dell’Aci (oggi trasferitisi alla Foce) - spesso, quando apro, c’è ancora un barbone che dorme davanti alla vetrina. E poi lottiamo contro urina sui muri, odori, sporcizia e siringhe. Già, perché purtroppo ci sono anche queste, sul percorso di chi si avventura qui».
Gianfranco Campanella, il tabaccaio della zona, ha radunato ieri un po’ tutti i colleghi. «Da tempo abbiamo avviato col sindaco e l’assessore Tiezzi un discorso di recupero della zona - dice - i cancelli, è chiaro, sono l’intervento di minore utilità. Qui servono politiche vere, serve rilancio e il rilancio lo si fa solo attraverso un restyling della galleria e pochi mirati interventi che consentano un ritorno del passaggio».
Siri ieri ha assicurato collaborazione, se non da un punto di vista economico - «non faccio promesse, perché il bilancio è quello che è» - da un punto di vista di vicinanza e di collegamento con gli uffici comunali competenti. «Mi sento comunque di plaudere all’iniziativa di privati come voi che hanno scelto di provvedere essi stessi all’installazione di cancelli che purtroppo non saremmo in grado di aiutarvi a sistemare», ha detto ieri il presidente del Municipio ai commercianti.
Dalla giunta comunale, di fronte al problema delle vetrine costrette a chiudersi dietro sbarre e cancelli, le reazioni sono contrastanti. L’assessore alla Città sicura, Francesco Scidone: «Non sono tra quelli che sostengono che mettere un cancello sia una sconfitta per chi amministra - sostiene - anzi, ne metteremo uno anche nel passaggio tra piazza Ortiz e i giardini di Plastica, dove i dipendenti dell’Inail lamentano da tempo che non riescono più ad accedere ai propri locali di lavoro a causa della presenza di tossicodipendenti e sbandati. Certo, a questa iniziativa deve seguire un recupero della zona. Alla fine del quale, è evidente, i cancelli possono essere eliminati. Problemi come questo si verificano spesso e volentieri nei pressi delle strutture create con un ottica sballata negli anni ‘60 e ‘70, quando non si pensava che un’area adibita a servizi dovesse vivere sia di giorno che di notte».
L’assessore al Commercio Gianfranco Tiezzi: «Credo che il cancello sia la soluzione da adottare come ultima ratio. Il problema di via XII Ottobre è che non è più una zona centrale, è stata un po’ tagliata fuori dal circuito dello shopping anche a causa della crisi degli ultimi anni che ha ridotto il tessuto commerciale». «Credo - continua Tiezzi - che occorra procedere sulla strada del recupero di questa parte di Genova partendo dal progetto proposto da Andrea Bruni per il recupero di piazza Piccapietra. Lo stiamo riprendendo in considerazione, potrebbe essere il volano del recupero di tutto il commercio attorno a Galleria Mazzini, largo Lanfranco e, appunto, via XII Ottobre».
Ci sono altri cancelli, a chiudere le vie di Genova. In salita Santa Brigida e in salita Famagosta. «Provate a chiedere ai residenti di toglierli - dice Scidone - purtroppo in alcuni luoghi è l’unica soluzione a frequentazioni poco gradite. Preservare la sicurezza di chi abita o lavora in aree a rischio, dunque, non è una sconfitta». Se non una sconfitta, nel caso della centralissima via XII Ottobre, è se non altro un motivo per riflettere.