00 30/04/2012 21:02
non avremo più niente

i bambini di terezin nel silenzio maiuscolo
di nuvole immobili, dove è già accaduto
e accade per sempre mentre guardi, il giorno
vicino alla luce.
con nomi magri e tempo limpido di prati crescono:
“è stato ancora nascere
vedere in fila treni binari
l’heimat è un’aquila bionda e la pura lingua tedesca”.
l’appello è interminabile, sbatte
sul rovescio di finestre, nel ritorno del vento
e i cani corrono contro qualcosa
case e terra senza rumore.
laggiù i vivi hanno spighe, cercano nei volti
qualcuno amato e la pioggia ripete
il fiato si sgola: “non avremo più niente”,
dal mondo trapassano pietre, le mani
sono corteccia, nomi di betulle il bene:
una volta le parole erano la giubba dei re
ognuno viveva per vivere ognuno
chiedeva perdono molte volte.

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