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L’anno nuovo aveva avuto un inizio infelice. La mattina Samy aveva strappato, con un certo sdegno, l’ultimo mese dell’anno dal calendario che aveva nel bagno, sul quale vi apponeva scadenze di rate da pagare, assicurazione delle auto e quant’altro. Moglie, figli e suocera risposero a quel gesto con sorrisi gustosi, sperando in un inizio decisamente migliore, ma in fondo al cuore tutti sapevano che una cattiva notizia era lì, sulla soglia di casa, pronta a fare il suo ingresso. Da alcuni mesi, oramai, Samy, appena poteva, fiondava a casa di sua madre, per assaporare la sua pelle, come se volesse ri-ascoltare con tutta la profondità possibile, che cos'è essere uomo-figlio. Il sangue dei legami ha maglie profonde e assistere allo
sfiorire di una madre, come luce di candela, costituiva una nuova pietra sul petto di Samy. Anna aveva fatto un buon lavoro, con i figli, saldati con metalli preziosi del lavoro, della fatica, della collaborazione, del “tutti per uno, uno per tutti”, e in quest’opera di intarsio e cesellatura, era sin troppo evidente l’infiltrazione di Dio. Le labbra contavano poche parole, ma le mani tiravano giù il cielo, tuttavia, negli ultimi tempi, la mente era collassata e Anna passava da momenti di frenesia condita da un velo di aggressività, ad altri, in cui s’immergeva nelle braccia di Morfeo, come una bimba indifesa. Osservarla era un pugno nello stomaco; la testa piegata sul cuscino, sdraiata sulla poltrona col poggiapiedi, sembrava sognasse quel Paradiso dove avrebbe potuto camminare con le sue scarpe e correre cantando la sua gioia, libera da quel corpo martoriato. Prima di andarsene, Rina la guardò, Anna rispose al suo sguardo con un sorriso. Quel sorriso oramai era tatuato nella mente e nel cuore di Rina, che versò lacrime tutta la notte, mentre il mondo intero salutava l’ingresso dell’anno nuovo.