00 06/04/2005 13:30
-Le mie labbra sono il tuo dono. La mia voce è il mio tributo. I miei occhi contemplano la tua gloria. Signora del Risveglio. Ancora una volta mi hai donato l’eterno. Ascolta la tua ancella, dea Madre, t’invoca la tua Elessar- ((n.b.: in elfico “la vostra Elessar” si scrive e pronuncia tutto unito: Elessarlya))
Grazie per questo nuovo giorno, grazie per aver di nuovo donato il sole a questa terra corrotta. O sole sole sole!! Bacia il mio corpo, avvolgilo con i tuoi raggi, penetra in me con il tuo calore. E tu, vento, accarezzami i capelli, incoronami il capo con le foglie che trasporti. Gocce di rugiada, siete voi le sole gemme che bramo. Lascio ad altre il velluto raffinato e le coroncine di filigrana; io, creatura di Diira, ho per amici animali ed arbusti, le fronde del bosco sono la mia corte. Non aspiro a cibi raffinati, ciò che c’è per il cervo basterà anche per me. Cosa, cosa può un elfo desiderare di più. Ecco, m’immergo nelle acque del torrente, il freddo tagliente sembra lacerarmi le carni, ma m’inebria la mente.. poter divenire un tutt’uno con la fonte…. Ma non è più tempo che gli elfi vivano così; per noi sembra deciso un nuovo destino: banchetti e feste, onore e nobiltà. È ora di tornare a palazzo, seppur a malincuore devo uscire da questa fonte vivificatrice......potessi invece riposare per sempre accanto ad essa...forse, forse se mi sdraiassi l’edera avvolgerebbe il mio corpo, mi nasconderebbe agli occhi di un popolo che non sento più mio. Raccolgo la veste…un’altra scossa, la terra trema di nuovo, mentre il vulcano sembra sempre sul punto di eruttare: Madre Diira, faresti bene a punirci, cancellando la vita su Ladder, isola insulsa. Da questa collina riesco a scorgerla… la Terra di Elea…così lontana, ma anche stranamente familiare; è buffo: ho appreso di Diira e del suo culto, di Elea e dei suoi druidi più da te, mia cara balia, una semplice umana, che dai miei genitori, sempre più risucchiati in un vertice di empietà e lusso. Mia cara, solo tu mi hai dimostrato amore; è passato del tempo da quei giorni, ma i tuoi anni sono trascorsi più velocemente dei miei: mentre io oggi divento maggiorenne tu riposi da tanto protetta dalla Madre Terra...a volte invidio la tua breve vita mortale….

Ed eccomi al banchetto; alla mia destra Helluin, la mia bellissima, rimessa e viziata sorellina, a cui bastano pizzi e merletti per scaldarle il cuore. Così amata e vezzeggiata da tutti, al contrario di me, perché io sono “testarda e irresponsabile, poco assennata e raffinata, incapace di apprezzare le ricchezze” di cui il mio nobile padre si fa sfoggio… perché così diversa da tutti loro… La veste è troppo stretta, mi sento soffocare. Alla mia sinistra l’insignificante e nobilissimo Paaess Celedeyr: penso che nessuno sia mai stato ricevuto più devotamente; sarà forse dovuto alla sua parentela con alte personalità di Tur-minièl? A mio padre brillano gli occhi: -è un onore, un privilegio avere nella nostra dimora una personalità così illustre- oh padre, padre mio, non ti rendi conto di come ti umili, pur di non privarti di altolocate conoscenza? Perché non ti accontenti di ciò che hai? Anche il nome che porto, Elessar ((Gemma Elfica)), è legato alla tua bramosia di ricchezze e potere? Come puoi dar più valore ai diamanti che alle stelle del cielo? –Avervi qui riuniti è un vero onore- onore, onore, onore..–per questa speciale occasione, il raggiungimento della maggiore età della mia primogenita.- dubito che a qualcuno interessi sul serio il mio compleanno –….ltro avvenimento ci fa riunire oggi- odio il tono magniloquente delle grandi occasioni…–.. giorno fortunato per la casata Gadrìeavel - ..sarà una giornata lunga -..annuncio il fidanzamento e – ..fidanzamento? –…ssimo matrimonio della mia Elessar- Ma, matrimonio??.–che ha l’onore di avere uno spasimante di eccezione, il nostro Paaess Celedeyr - -..Madre Diira.. –e chi sono io per negargli la sua mano?- Con questo elfo viscido dovrei trascorrere il resto della mia vita? Sono confusa, intontita: sento brusio intorno a me, ma non riesco a capire cosa si dica..il mio matrimonio.. Cerco con gli occhi qualche sguardo amico, ma tutti sembrano ebbri di felicità, prima di tutto mio padre: finalmente anche da questa figlia inutile potrai ottenere guadagno, vero? Mia madre sorride compiaciuta. In cambio di cosa mi avete barattato? Per la prima volta mi sento vulnerabile; cosa sta accadendo…come faccio a dirgli che non voglio…cosa accadrebbe se lo facessi.. perderei la mia famiglia, per sempre…-Sorpresa, ragazza mia?- - Paaess è corrotto, percepisco sempre di più il suo marciume interiore.. –Perdonate il suo silenzio, mio signore, è solo emozione- -Lo credo bene, mio buon amico- -Figlia mia- sussurra mia madre - tra qualche giorno diverrai sua sposa e sarai onorata e rispettata- -certamente, mia cara ospite, le prometto che anche Diira invidierà sua figlia e la sua ricchezza, come è vero che io sono già più rispettato e onorato più della nostra dea - tutti ridono assecondandolo e annuiscono, ma per me è come un fulmine che mi trapassa la mente -non bestemmiate- le parole mi escono da sole, con voce ferma, sicura; sento ardere le guance. -Che cosa hai detto?- penso che sia la prima volta che qualcuno lo contraddica; mi alzo continuando a fissarlo negli occhi, verdi e inespressivi, vuoti -non bestemmiare la nostra Dea Madre, lurido essere: anche la sua più umile ed insignificante creatura merita più rispetto di te; oh, perdonatemi… la più insignificante dopo di voi, naturalmente….-

Le mie labbra e le mie guance devono essere ormai tumefatte per tutte le percosse: è la prima volta che mio padre mi punisce personalmente, di solito delega questo “volgare” compito alla servitù -Perché l’hai fatto, perché? Disgraziata, perché?– Celedeyr se n’ è andato furioso, seguito da tutti i miei parenti; le urla rimbombano nel palazzo, anche i servi sembrano essersi dissolti –sei la sventura di questa famiglia!Hai infangato il nostro nome- Non posso continuare a tacere…è da quando sono nata che cerco di soffocare ciò che sento, ma non ce la faccio più a mentire a me stessa; nonostante il gonfiore riesco ad articolare qualcosa –Padre, siete voi una vergogna e disgrazia, ma non solo per la famiglia, ma per tutta la nostra razza; voi e quelli come voi- mio padre sembra pietrificato, mia madre è impallidita; ormai devo andare in fondo -Gli elfi non sono stati plasmati per essere devoti alla nobiltà ed alla ricchezza, per avere abiti pregiati o palazzi lussuosi. Padre,madre, guardate fuori dalla finestra, guardate come vivono le altre creature di Diira: madre- le vado accanto, le prendo le mani – madre, a loro non serve tutto ciò che noi possediamo; la quercia non ha nessun titolo nobiliare, ma nessuno mette in dubbio la sua maestà, Diira non ci ha creato per avere blasoni!- mia madre mi guarda quasi inorridita, mio padre è fuori di sé –Abbandoniamo tutto ciò, ma ritroviamo noi stessi; siamo elfi, padre, le creature elette di Madre Diira; prendiamo l’esempio dei Druidi.- -I Druidi? Chi ti ha parlato dei Druidi? I traditori della corona!- -Padre, io- mi vengono in mente le tue ammonizioni, balia mia: quante volte mi hai raccomandato di non parlare dei druidi con i miei? -..io voglio unirmi a loro, è questo il mio destino- Lui ha di nuovo riacquistato la sua freddezza, il suo sguardo è tornato glaciale -Vattene- -P-padre?.. –Vattene dalla mia casa: da questo momento, tu non esisti più.-


Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta; via, via queste vesti ingombranti, questi anelli e pendenti. Mio padre mi ha disconosciuto, e io non ne soffro. Veloce, veloce corro, voglio raggiungere al più presto la spiaggia: in qualche modo riuscirò ad arrivare ad Elea. Madre Diira, sono libera, libera! Grazie per avermi dato la forza! Eccomi di nuovo alla sorgente: da qui riesco a vedere la costa... ma voltandomi vedo in lontananza anche il tetto della mia casa; no, Madre Diira, non sono pentita, nessuno, oltre a voi, può decidere della mia sorte:, anzi… prendo un sasso appuntito, un colpo secco: il polso si tinge di rosso, fiotti di sangue bagnano il terreno –Oggi, Madre Mia, mio Unico Bene, la tua umile serva, a questa fonte perenne, chiama a testimoni le tue creature, il vento e il bosco, l’acqua e la terra: ti offro me stessa, mia Dea, ti consacro il mio corpo, ve lo dono come tempio, e come tale rimarrà puro, per sempre. Vivrò per onorarti. Che il mio sangue possa suggellare questa offerta.


Una sorgente, posso finalmente dissetarmi; assomiglia alla mia fonte di Ladder. Questa radura è un buon posto per trascorrere la notte; devo muovermi con prudenza, non posso rischiare di incontrare uomini, ne’ altri elfi: ho saputo che la casta sacerdotale sta dando la caccia ai druidi, costretti a nascondersi: è ormai da tanto che li cerco invano; da quanto starò girovagando per Elea? Ma se voi siete con me e mi proteggerete ancora, Madre mia, come avete fatto fino ad adesso, cercherò anche fino alla fine dei miei giorni, se necessario. Ma all’orizzonte, in lontananza…una colonna di fumo! È lontano, a circa due ore di cammino: ho una strana sensazione, è meglio andare a vedere.
Mi sto avvicinando velocemente, ho capito dove è scoppiato l’incendio: il fumo viene da una valle, da un insediamento umano. Lo ammetto , mia cara balia, se li aiuterò sarà più in tuo onore che per mio reale volere: gli uomini qui sono più ostili che a Ladder. C’è un odore acre, sempre più forte; strano, più avanzo più il bosco si fa più silenzioso. Eccomi finalmente… ma.. delle case non è rimasto che lo scheletro! È tutto arso, devastato. Pare che non sia rimasto nulla di vivo …natura, animali, uomini…tutto è inerte. L’ odore di morte è insopportabile, asfissiante: molti cadaveri, alcuni dei quali carbonizzati, bestiame squartato; cos’è successo? Cos’è questa peste nera? Possibile che…il Caos….sia tornato? Secondo mio padre, il Caos non è mai esistito, si tratta di storie inventate per gli infanti degli uomini, mentre la mia balia era riluttante a parlarne. Eppure questo massacro non può essere dovuto a nessuna creatura di Diira. Un rantolo!! Qualcuno è vivo! Vado dietro una delle case, mi blocco inorridita; un essere bestiale giace al suolo; anche le mosche sembrano aver timore d’avvicinarsi. Che essere è? Emana un puzzo nauseabondo. Di nuovo un rantolo, ma non viene dalla creatura…dietro a questa, il corpo di un ..sembrerebbe un uomo, in una pozza di sangue: ha uno squarcio sulla gamba e il torace dilaniato. Le ferite sul petto non sono profonde: si può salvare, ma devo agire subito. Ho bisogno delle piante adatte. Diira, mia signora, aiuta, guida le mie mani - Le mie labbra sono il tuo dono- pulisco alla meglio le ferite con l’acqua della mia borraccia - La mia voce è il mio tributo- vicino alla sorgente potrei trovare delle erbe mediche, ma posso lasciarlo qui da solo? - I miei occhi contemplano la tua gloria- O meglio, come faccio a portarlo con me? Strappo da uno dei corpi una fascia. Meglio non cercare di farlo rinvenire subito, l’importante è bloccare la fuoriuscita di sangue - Signora del Risveglio- Ho ancora un po’ di acqua; gli voglio pulire il viso -Ancora una volta mi hai donato l’eterno- un viso di un pallore diafano, incorniciato da lunghi capelli, impastati con sangue e polvere. Gli bagno la fronte, la bocca, gli occhi e…..Madre Diira, non è un uomo, è un elfo!! La punta delle orecchie gli è stata mutilata! I suoi occhi si muovono, il respiro è più regolare- Madre, Madre Diira, ascolta la mia preghiera: salva questo mio fratello. Ascolta la tua ancella, dea Madre, t’invoca la tua Elessar- -Elessarlya? Strano nome- ha aperto gli occhi! A stento riesce a parlare! -Meglio Lya-


Madre Diira dammi la forza di non fracassargli il cranio! È l’essere più snervante che abbia mai incontrato! Da tre mesi in questa radura lo accudisco, in attesa che riprenda le forze e se ne torni da dove è venuto; questo Aladel Endarin, lo tollero ogni giorno di meno, ogni cosa che faccio è un pretesto per deridermi: oggi è toccato a ciò che indosso “Hai scuoiato un feto di cervo per farti quei due straccetti? Faresti prima a stare senza”. È sempre più indisponente; gli ho raccontato la mia storia, ma io non so nulla di lui, oltre al fatto che viene dalla capitale: non so neanche cosa sia successo in quella valle. –Lya, a cosa pensi? IL tuo visetto è corrucciato- -Penso che ti squarterò se continui a chiamarmi così: io, sono, Elessar- -Ah, ah, ah, ma non sei tu che disprezzi i soldati e gli spargimenti di sangue?- -Per te farei un’eccezione..- Madre, Madre Diira, dammi la forza, ho sopportato anche troppo; se non mi deride, sento comunque su di me il suo sguardo. Sono riuscita a zittire un borioso aristocratico, perché di lui non riesco neanche a sostenere lo sguardo? Eppure Madre mia non oso ripartire: ormai potrei, si è quasi ristabilito del tutto. E cos’è questo brivido che sento ogni volta che mi sfiora? Perché a volte, di notte, sto sveglia ad ascoltare il suo respiro? No mia Diira, cosa mai vado a pensare..non può essere..non può essere quello, io sono a te consacrata .. Eppure saperlo accanto mi rende sicura, mi si stringe il cuore sapendo che tra poco non lo vedrò più….e perché vorrei pregarvi di non farlo mai guarire? No, devo pregare che le nostre strade si dividano al più presto, pregherò per me, che tu mi renda forte davanti a questa prova, alla quale mi stai sottoponendo; ecco la cicatrice sul polso, il marchio perenne del mio voto, per la prima volta mi sta iniziando a dolere: cosa volete dirmi, Grande Madre? Dubitate della lealtà della mia promessa? - Le mie labbra sono il tuo dono. La mia voce è il mio tributo- lo sento avvicinare - I miei occhi contemplano la tua gloria. Signora del Risveglio .An..ancora una…una..- perché mi si frantuma la voce in gola, quando egli mi è vicino? -Ancora un volta mi hai donato l’eterno; non ti sarai dimenticata proprio tu la preghiera, eh piccola Elessar?- .come suona dolce il mio nome pronunciato da lui; perché si diverte tanto a stuzzicarmi? Forse, se avessi la carnagione perfetta di Helluin, i suoi capelli dorati…adoro quelli di Aladel, rosso fiamma, lunghi, lasciati sciolti per nascondere le mutilazioni; i suoi occhi splendono come diamanti....oh Madre, sto delirando, non io, non io…vi prego, allontanatelo da me, fatelo partire al più presto!


Ho peccato. Sono un’empia, una spergiura. Superbamente mi sono ritenuta migliore di quelli che disprezzavo, invece sono peggiore: ho violato il mio voto, ho reso impuro il tuo tempio. Stanotte sono state celebrate le mie nozze: testimoni le stelle, la Luna ha sancito il sacro vincolo, mentre la Madre Terra ci ha offerto un manto di foglie e muschio come letto nuziale. Eccomi tra le braccia del mio sposo: io non riesco a riposare, il rimorso mi corrode, la cicatrice è sempre più arrossata, a mala pena posso piegare il polso. Madre mia, perdona la mia avventatezza nello giurare, perdona il mio spergiuro, io sarò sempre la tua ancella, se tu lo vorrai. Ma voglio anche passare la mia vita con Aladel : non andremo a Tur-minièl, ci uniremo ai druidi, insieme continueremo ad onorarti e, se vorrai farci grazia di figli, insegneremo loro ad essere tuoi devoti servitori….abbi pietà di noi, Madre mia.


Ho fame. Amore mio, torna in fretta: questa radura è inquietante. Madre Diira, è forse questa la punizione per aver rotto il mio giuramento? Il cibo sta diminuendo, i boschi stessi stanno scomparendo: tutto ormai è arso, devastato. Che ne è del tuo regno? Cosa sta accadendo? Dobbiamo nasconderci anche dagli uomini: mia dolce balia, la ribellione del tuo popolo ormai divampa ovunque. Madre Diira, aiutaci ti prego; noi potremmo sopportare la fame e la sete…ma ormai siamo in tre…un piccolo colpo,un altro, un altro ancora -Piccolo mio, non vedi proprio l’ora di nascere. Manca poco ormai. Presto conoscerai anche i tuoi nonni- un altro calcio- lo so, anche tu vorresti rimanere qui nei boschi. Ma tuo padre ha ragione, dobbiamo tornare a Tur-minièl, Elea è troppo pericolosa. Stai buono, piccolo mio, papà tra poco tornerà, sta andando incontro all’esercito imperiale, ha riconosciuto il suono del corno- Io invece non sento più niente, sarà per la stanchezza, la gravidanza, la fame –Ah,come sei irrequieto oggi- tutti i miei sensi sono affievoliti. Ma...Madre Diira, era un urlo? No, la stanchezza si sta prendendo gioco di me. Il piccolo si sta agitando sempre di più, non ha mai scalciato così, mi fa male. Ti prego, torna presto … All’improvviso...è come un brivido…è come se tutto intorno a me abbia iniziato a tacere di colpo...devo sforzarmi, devo sentire…un colpo sordo...come un ghigno...in lontananza…Ho paura per il mio piccolo …mi metto al centro della radura, un vento di morte mi circonda… -Lo percepisci anche tu, figlio mio?- Scende un’atmosfera indescrivibile, insopportabile..- Chi è?-una figura slanciata si delinea nel fitto del bosco, uno sguardo agghiacciante si posa su di me: non ho mai visto qualcosa di tanto umano quanto bestiale! Dietro! Ai miei lati! Ce ne sono altri, ora li sento avanzare! mi giro, li vedo: altri due uomini e una donna... percepisco dolore, violenza, orrore...non possono essere creature di Diira: quale forza demoniaca li anima? -Madre Diira…- è solo un sussurro, ma tanto basta per scatenare risate, martellanti, sadiche, che trafiggono come lame. Il primo che ho visto si avvicina…sono paralizzata dal terrore…-Probabilmente la damigella elfica ci può aiutare: abbiamo trovato una cosa nel bosco, forse sa a chi appartiene- uno scalpitio alla mia sinistra...non è un altro uomo, è un…una… mostruosità, ha qualcosa tra le fauci...è un braccio…il braccio di ..no, non può essere.…deve essere un incubo, tra poco mi sveglierò! – oh, forse a madama non basta per riconoscerlo; va’ a prendere il resto- la bestia scompare di nuovo… tra poco mi sveglierò, non può essere vero…inizio a tremare .. è tornata, e tra le fauci, le fauci…- Aladel!! - Lo lascia cadere per terra. Amore mio, cosa ti hanno fatto, il tuo corpo è lacerato dagli artigli…ma è ancora vivo! Eccomi amore…una mano mi blocca, è la donna…..mi ritrovo in terra, sento una fitta alla nuca... Madre Diira ti supplico, il mio bambino! Il mio sposo! Non mi esce la voce. Il piccolo ha smesso di scalciare, che sarà accaduto? Un dolore lancinante al polso.. Sento il mio viso bagnarsi, ho iniziato a piangere senza accorgermene –Vi prego, vi prego…-Ricominciano a ridere tutti, tranne l’unico che ha parlato: sento ancora su di me il suo sguardo, lo sento avvicinare: si china, mi sfiora la guancia con la mano…una carezza gelida. Inizio a tremare, il suo respiro è sempre più vicino, ma non posso distogliere lo sguardo da Aladed...non sta più respirando! Una mano mi prende la nuca –Ah!!!!-..quell..uomo mi volta violentemente la testa, appoggia le sue labbra sulle mie...ho già provato una sensazione simile.. tanto tempo fa, l’ultimo bacio dato sulla guancia alla mia balia, prima che venisse deposta nella sua sepoltura...un bacio che sapeva di putrefazione…il mio bambino!! Nulla deve contaminarlo! Riesco a liberarmi dalla stretta, gli sputo in faccia...lui si pulisce con la mano, si rialza.. –Eh eh, fai la ritrosa?- ha un sorriso perverso...- ahhh- no, no calci al ventre. Devo proteggere il piccolo, come? come? –Perché si regge il ventre?- è una voce femminile –Fermo Ashgan- la donna mi tocca la pancia...e e.. io non riesco a far nulla –E incinta- gli occhi del mio aguzzino, per un attimo gli si illuminano, mi si avvicina di nuovo –Ah, ma allora è una famigliola. Sai- perché prende il coltello? -La mia vita familiare è stata abbastanza disastrosa: non vedo perché un lurido orecchie a punta dovrebbe avere ciò che a me è stato negato- Sono tutti intorno a me, m’ immobilizzano mentre lui.. -NOOO- il ventre, mi sta squarciando il ventre!!!! Mi sento svenire dal dolore, sento il calore del sangue che fuoriesce, basta ti prego basta, sento la bestia leccarmi il sangue. Ora...ora ha lanciato per terra il coltello… -NOOO, TI PREGO NOO- mette la mano nello squarcio, è una sofferenza insostenibile, ma non devo svenire, non devo ….sta tirando fuori il mio piccolo!!! Vedo i piedi…dà uno strattone…mi sento lacerare…dei vagiti! Hanno fatto nascere la mia creatura...con le mani la donna strappa il cordone! Fermi. Fermi, perché lo tieni a testa in giù, lo ucciderai…...non sento più dolore …sento freddo...tanto...cosa, cosa… Aladel, è ancora vivo...è un attimo.. gli pugnala la spalla.. il mio piccolo!!! È riuscito a prenderlo con il braccio….si sta accasciando accanto a me…ho di nuovo le mani libere.. prendo il piccolo e lo serro tra le mie braccia.. la vista mi si appanna...non devo lasciare il piccolo…non ho più fiato...è un suono di corno??? Tutto si sta facendo silenzioso, amor mio...il tuo volto è tumefatto, i tuoi occhi sbarrati, immobili... zoccoli? -Andiamo- i suoi occhi...i suoi occhi…non devo aprire le braccia, non devo…tutto diventa sbiadito...non sento più nulla.
..delle ombre intorno a me, tante, si muovono, è, è uno stendardo?...tentano di prendermi il bambino, non ho più le forze, non riesco a bloccarli … Visto padre? Avete avuto torto di nuovo…lo sapevo… che esisteva...il Caos….

-Al suono del vento, noi ti..- -ringraziamo. E al- -Al calore del sole, noi ti lodiamo. Al silenzio della terra, tu ci.. –hai ben..- -hai benedetto!- eccolo qui il mio Faelar, che apprende sotto la mia guida ad apprezzare e conoscere la bellezza del creato; manca poco al compimento della prossima decade, per allora deve conoscere il Canto dell’Alba; per poco non coinciderà con il suo decimo compleanno. Dieci anni già trascorsi... per un elfo non dovrebbero essere nulla, ma per me vogliono dir tanto: dieci anni di umiliazioni, rimorsi, rimpianti, a cominciare dal non aver potuto allattare la mia creatura, di non essergli stata accanto nei suoi primi mesi di esistenza, da me trascorsi in stato di totale incoscienza, in lotta tra la vita e la morte. Quando i soldati hanno trovato me e Faelar, in quella maledetta radura, nulla faceva sperare la mia sopravvivenza: invece ce l’ho fatta. -Mamma posso bagnarmi nella sorgente ora?- -Sì, attento a non scivolare però- eccomi di nuovo accanto ad una fonte, eccomi di nuovo su una collina a scrutare l’orizzonte: Elea appare più nitida che mai…ma non la sto guardando dalla mia isola, la selvaggia Ladder. Ora Tur-minièl è la mia dimora. Vorrei far crescere Faelar tra i boschi, ma ormai non ci è possibile.. ribellioni umane, orde del caos, il popolo venuto dal mare...e poi loro, gli Endarin, non me lo permetterebbero. Amore mio, mi hai mentito bene: nel mio disprezzo della nobiltà, pensavi che ti avrei respinto se avessi appreso che eri ultimo discendente di una delle più potenti famiglie dell’Impero? Nel mio rifiuto della violenza, pensavi che ti avrei disprezzato, essendo tu il comandante di una squadra ausiliaria dell’esercito? Non ti trovavi in quella valle casualmente, la stavate difendendo dal Caos: tu sei rimasto al suolo ferito e spogliato di armatura ed armi, altri soldati erano morti, altri ancora erano riusciti a fuggire e a tornare alla capitale. La squadra di soccorso a nulla è valsa: eri già andato via, con me, alla ricerca dei druidi. Perché amore mio non ti ho lasciato tornare a casa? Perché hai voluto, per me, rinnegare il tuo passato? A quest’ora saresti vivo, anche se non con me. Non ho neanche il conforto di poter piangere sulla tua sepoltura, il tuo corpo non è stato trovato; è un mistero per tutti il perché, nella fuga, quei demoni abbiano portato via il tuo cadavere, e non me o il nostro piccolo. Quale folle disegno hanno previsto? E...se non fossi morto? Ho sentito parlare di esperimenti sui prigionieri. E se tu fossi ancora vivo? O forse a quell’essere è bastato aver distrutto la nostra famiglia, privando Faelar dell’affetto di un padre? È quasi il tramonto, è ora di andare: Vieni ad asciugarti, è tardi. Faelar, cosa stai guardando?- mi avvicino: un gatto sta divorando un topo; devo distrarre il piccolo, potrebbe impressionarsi...ma...non è turbato, anzi, guarda la scena quasi affascinato. –Andiamo- non è la prima volta che accade una cosa simile: la vista del sangue non lo spaventa, sembra esaltarlo. Figlio mio, cosa c’è in te? È possibile che quei mostri ti abbiano in qualche modo infettato? Madre Diira, Madre Diira! Questa sarebbe la peggiore di tutte le maledizioni! Risparmia almeno lui! Ti sei già presa … e tutta la mia famiglia. Perdonami Diira, sto bestemmiando; la colpa è solo mia, sono stata io a scatenare la tua ira….padre, madre, Helluin, ho anche voi sulla coscienza…l’ultimo terremoto che ha devastato Ladder non ha lasciato superstiti…e ciò è avvenuto in concomitanza del concepimento di Faelar…perdono, perdono mia Dea. In fondo, pensavo che mio padre non mi avrebbe sul serio ripudiato: invece anche nei registri imperiali Elessar Gadrìeavel risulta deceduta tante decadi fa. Così si è estinta la casata Gadrìeavel. Ma non sono neanche un’Endarin. I miei suoceri hanno accettato Faelar, perchè impossibile aver dubbi sulla paternità: è il ritratto del nonno, ed ha lo stesso color dei capelli, che tu, amor mio, hai ereditato da tua madre, mentre il nome che avevi scelto per lui è quello del vostro capostipite. Mi risuonano ancora quelle parole - Faelar crescerà in questo palazzo, non gli mancherà nulla, sarà educato come il lignaggio della famiglia merita. Voi potrete vivere con lui, sarete riverita e rispettata, come spetta alla madre del nostro erede, ma non sarete mai una Endarin- Già: io per tutti, a Tur-minièl, sono la Druida, colei che ha sedotto ed istigato un nobile rampollo a voltare le spalle ai propri doveri, portandolo alla morte…e se la colpa fosse sul serio mia? Del mio voto mancato? Se un giorno Faelar mi accusasse di aver ucciso suo padre? Non m’importa del loro disprezzo, ma se fosse Faelar ad odiarmi? Madre mia, ho patito abbastanza, placa la tua ira nei miei confronti! C’è movimento oggi in città, si reclutano tutte le forze disponibili. Un pensiero mi balena all’improvviso. -Aspettami qui, Faelar, non ti muovere- mi dirigo verso il responsabile delle leve: questo vorrà dire lasciare a lungo la mia creatura, e forse non vederlo mai più, ma mi arruolerò. Combatterò per te, mia Dea: se tu vorrai pagherò col sangue il mio debito, ma finchè vivrò difenderò la terra che hai creato da tutti i suoi nemici, qualsiasi essi siano. Questo vorrà dire sottomettermi all’autorità imperiale, rinnegare ciò a cui credo, per il quale ho abbandonato la mia famiglia; ma se ciò servirà ad ottenere il tuo perdono, Madre Mia, lo farò. Lo farò anche per te, mio Faelar, con l’aiuto di Diira riguadagnerò l’onore perduto (io, proprio io parlo di onore) cosicché mai dovrai vergognarti di me, così forse anche tu mi perdonerai. E lo faccio per me...perchè so che sei vivo, amore mio, lo sento...se ritroverò quelle creature maligne, forse potrò ritrovare anche te. Il responsabile mi scruta un momento pensieroso, poi apre un registro: -Nome?- Nome? Strano, non ci ho mai pensato in questi anni. Chi sono io? Io non sono nessuno –Nome?- ripete spazientito. So che rispondere: -Lya- -Lya e?- -Nient’altro: solo Lya- … per sempre…