Il nostro recente articolo sulla Razza dei Longobardi ha suscitato un bel vespaio tra i lettori dell’AdT . Alcuni avranno passato i pomeriggi davanti allo specchio a misurarsi in cranio con il centimetro della nonna . Altri ancora avranno pensato di ricorrere shampoo di candeggina per schiarire lo schiaribile .
La domanda che mi è stata rivolta più frequentemente è se io fossi o meno "contro i meridionali". Ora , se mi si chiede se sia contro un determinato popolo in ragione del fatto che questi viva più a sud o a nord di me , della sua fisionomia o della sua cultura , non posso che rispondere che mi è impossibile non rispettare tutti i popoli che vivono pacificamente e che onorano ed amano la loro terra ed il loro sangue. Altro discorso è la tacita postilla che vorrebbe sostituire la parola rispetto a cancellazione di una specifica identità culturale : quella dei razzisti del nord, "cattivi d.o.c. " perche ricchi e poco propensi al calore umano . Io tengo alla mia identità tanto quanto , credo , le altre genti tengano alla propria . Tengo a precisare che , a pare mio , la maggior parte delle persone originarie del sud che abitano nell’attuale Langbard, dovrebbero dimostrare più attaccamento alla terra che è diventata la loro terra , o comunque la terra che ha dato un grande e consistente aiuto . Questo va detto chiaramente .
Se mi si chiedesse se sono disposto a veder meridionalizzare la mia terra, allora la risposta diventa certamente un "No" secco .La cosa viene interpretata come offensiva verso i meridionali e gli italiani in genere , in realtà mi sembra che sia offensivo voler colonizzare ed omologare al panorama etno-culturale mediterraneo anche chi mediterraneo non è . Chi come noi conosce cosa vuol dire vivere in città dove non viene più parlata la propria lingua , dove ci si riconosce solo attraverso ciò che omologa tramite i mass - media e non ci si differenzia in base alle proprie particolarità - ecco - solo chi sa e comprende questo può capire cosa voglio dire .
Questo a mio parer vale sempre per coloro che - meridionali e non - hanno caratteristiche indoeuropee , perché sui restanti elementi afro-asiatici mi si permetta di non abbozzare nessun giudizio . Se mi si chiedesse cosa penso di loro risponderei semplicemente "Nulla" .
Ora, dopo le considerazioni anche un po’ noiose dello scorso AdT : analisi del Volk dei Langbärten razza per razza , tipo per tipo , tanto per annoiarvi un altro po’ , ci poniamo la domanda che già è stata proposta in calce al primo articolo : esiste - oggi - una "razza longobarda" ?
Una pura razza longobarda non esiste . E a dire il contrario rischieremmo di risultare grotteschi ( in "Sintesi della Dottrina della Razza" Evola parlò di una "super-razza ario-romana" che , per inciso , non esiste né è mai esistita se non agli albori di Roma). Il mantenimento di una razza si basa sulla persistenza di due elementi : un carattere genetico ( che deve essere il più possibile inteso come "originario") ed una caratteristica culturale ( che può essere la lingua, anche se questa può essere imposta , come il francese agli africani o l’italiano ai Longobardi ... per citare un caso a noi più vicino) che definiremmo secondo i canoni di una Visione del mondo .
Sulla prima caratteristica noi siamo mooolto carenti ( e le due "oo" in più sono quasi una percentuale di ibridazione), ma non più delle altre popolazioni d’Europa . Sulla seconda siamo altrettanto carenti se non di più , anzi , a mio avviso su questo punto di vista siamo italiani a tutti gli effetti .
Come dicevamo , i caratteri peculiari di una razza nordico - germanica si mantengo , in casi di ibridazioni in una struttura particolare del corpo ed in lineamenti caratteristici nordici . Nei casi delle grandi metropoli statunitensi ( dove non esiste più il bianco od il negro ma solo il mulatto prototipo dell’"uomo universale" al quale ci dovremo , volenti o nolenti , adattare anche noi Europei ), l’appartenenza ad una determinata razza la si riconosce attraverso particolari caratteri scheletrici ( nel volto , per esempio , un pronunciato prognatismo dovuto alla minore apertura dell’angolo facciale che i negri hanno rispetto ai bianchi ; è una caratteristica che può essere una distinzione anche tra gli individui della razza-miscuglio che , dai moderni genetisti " politicamente - corretti ", viene definita grossomodo come "caucasica" e che andrebbe dalla Scandinavia al Nord-Africa ).
In passato sono state compiute ricostruzioni antropometriche sulle ossa dei nostri antenati , qui ve ne riproponiamo alcune . Oltre ad avere dei volti "antichi" , che non sono ritrovabili nemmeno nella nostra vecchia Europa , l’essenza "guerriera" dei nostri antenati ormai non ci appartiene più .... per buona pace dei vari ragazzotti appassionati di giochi di ruolo ! Come è stato dimostrato dalle recenti analisi sull’uomo del Similaun ( analisi che sono state fatte su un campione abbastanza ampio di "italiani" sino a dimostrare che non esiste - in Italia - unità etnica ) .I geni dell’uomo del Similaun sono presenti ancor oggi nelle popolazioni alpine e questi geni sono accomunabili con le popolazioni dell’attuale Scandinavia : niente male per un approccio razzista ed eugenetico al problema !
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Teorie e verifiche scientifiche : Alfredo Niceforo
Lo scienziato siciliano Alfredo Niceforo eleborò uno scrupoloso studio dei caratteri fisici e biologici delle popolazioni a sud delle Alpi, riecheggiando Metternich egli affermava : "L’Italia è una , ma politicamente soltanto..." . I suoi studi craniometrici lo associano alla figura di un "Kosinna nostrano" . I suoi postulati si basano sulle teorie già espresse dal Meigs per l’America , dal Kollmann e dal Quatrefages secondo cui "Le Razze ed i Popoli possono perdere e mutare i loro caratteri , ma conservano sempre quelli del cranio "("Compres-rendus de l’Académie des Sciences"1887).
Migliori ? Peggiori ? Siamo certamente diversi .
Niceforo divide le popolazioni "italiane" in due razze distinte : gli arii al Nord , i mediterranei al Sud. : "I crani arii si trovano nel Nord-Italia , dominano nella valle del Po , e s’infiltrano più o meno numerosi nell’Italia centrale fino alla valle del Tevere ; i crani mediterranei predominano invece al sud e nelle isole : il che indica una distribuzione ben netta delle due stirpi nei due estremi d’Italia , con una certa mescolanza nel centro"(1) ed ancora "oggi l’Italia è pur sempre divisa, in linea generale, in queste stesse due zone abitate dalle due razze diverse , gli ari predominanti al nord e fino alla Toscana( celti e slavi), e i mediterranei predominanti al sud. E gli attuali ari dell’Italia settentrionale , vale a dire i piemontesi , i lombardi, i veneti , i romagnoli , che appartengono a quella stirpe che venne a invadere l’Europa primitiva , sono perciò - antropologicamente - fratelli dei tedeschi , degli slavi, dei francesi celti ."(2) Involontariamente , date le cognizioni scientifiche dell’epoca , Niceforo fu un assertore del concetto di "imprinting" ante-litteram .Tali teorie , al riguardo delle due stirpi , divennero abbastanza comuni nell’ambiente accademico dell’epoca , prima di venire soppiantate dai nazionalismi guerrafondai . A.Mosso , nell’opera " Le cagioni dell’effeminatezza dei popoli latini"( Nuova Antologia " , 16 Nov. 1897) dice : "La popolazione dell’Italia settentrionale è poco diversa dalle razze anglo-sassoni".
Per ciò che riguarda i mediterranei , Niceforo suddivide questa categoria in due tipi differenti meditarranei bruni e mediterranei biondi ( che sarebbero assimilabili ai mediterranei inglesi ) e riconduce il tipo mediterraneo "più vicino alla spagnuolo, al greco, che non al piemontese ; e viceversa il piemontese è - per razza - più fratello di uno slavo o di un tedesco di quel che non sia un siciliano ".(3)
Il Butter fa eco nei suoi "Alps and Sanctuaries" : "Gli italiani del nord sono più somiglianti agli Europei del nord, tanto nel corpo quanto nella mente, di qualunque altro popolo io conosca".
Il Niceforo parla della nostra famiglia aria come risultante dell’unione di due civiltà : quella dei proto-celti e quella , più tardiva dei proto-slavi , che vennero attraverso le Alpi-orientali , ad occupare la regione veneta e quella bolognese " collocandosi accanto ai fratelli invasori della valle del Po"(4)
L’opera prosegue per 620 pagine circa , con catalogazioni , tabele numeriche e grafiche : dati scientifici atti a zittire le critiche dei "patriottardi" ai quali egli volle rispondere contro i "Seguaci di una scuola che , alle aprioristiche e metafisiche affermazioni e denegazioni , antepone lo studio vivo e palpitante dei fatti reali , offriamo , come risposta alle critiche e come nuova affermazione delle nostre credenze, questa lunga serie di fatti . I fatti , se non ci sbagliamo , valgono assai più delle parole e delle idee astratte : queste sono carta moneta senza valore , mentre quelli sono moneta in oro . "(5)
Attualmente , al di fuori degli italici confini , la differenziazione tra le due razze è riconosciuta : "Mediterranei dinaricizzati :(Tipi residui dell’ibridizzazione risultante dal miscuglio tra Mediterranoidi, Dinarici, Alpini o Armenidi ) ; non un tipo compatto, ha diverse varianti regionali ; elemento predominante [sopra il 60%] in Sicilia e nell’Italia meridionale , importante elemento in Turchia [35%], Siria occidentale, Libano ed Italia centrale, comune in Francia [15%] ed Italia settentrionale"(in The Races of Humanity ,in Richard McCulloch " The Nordish Quest ",pubblicato da Towncourt Enterprises, Inc., P.O. Box 9151, Coral Springs, FL 33075). Risulta ovvio che la percentuale del 15% dichiarata quale "comune"( aggettivo che il McCulloch fa corrispondere con una percentuale "minoritaria" tra il 15% ed il 25%)è il risultato degli ultimi 20 anni di politica utilitaristica a spese della nostra Terra. Sul valore e sulla superiorità di alcune qualità dei celto-germani della Gallia Transalpina( o Cisalpina) prima e della Langbard poi , si sono espressi molti studiosi e teorici come De Gobineau e Chamberlain : il primo fu assertore di una netta superiorità dei Longobardi rispetto ad altri popoli germanici più o meno "ortodossi" ( "Come non è raro trovare nella Foresta Nera o nei dintorni di Berlino , tipi perfettamente celtici o slavi, così è facile osservare che nella natura dolce e poco attiva dell’Austriaco o del Bavarese non ha nulla a che fare con quello spirito di fuoco che animava il Franco od il Longobardo"[ nel Saggio sulla ineguaglianza delle Razze umane", II, 450 , cit. nell’AdT#12 pag.10 ]), il secondo era predisposto a notare più una grande eredità che un effettivo valore della nostro ramo slavo-celto-germanico : "Può darsi che i Galli totalmente romanizzati abbiano voluto differenziarsi dai loro vicini Franchi o Burgundi , così come più tardi i Galli stanziati da secoli nel Nord-Italia , che Floro rappresenta come "super-uomini" [corpora plus quam humana erant] , facendoli ancora rassomigliare fisicamente ai Germani , ma non solo fisicamente , giacchè avevano in comune la voglia di migliorare , la giogia e la propensione per la lotta e la guerra - come più tardi i Goti - che li spingerà a guerreggiare sino in Asia , il loro amore per il canto...Tutto questo rappresenta un segno tangibile della fratellanza razziale celto-germanica , mentre sarebbe più arduo trovare simili contatti con i ceppi greco-italici"- In AdT#10 , pag.14 , traduz. Di G.Cìola da "Le fondamenta del XIX Secolo") .
Un ragionamento può sembrare superficiale ma veritiero : se studiosi siciliani , tedeschi, inglesi e francesi rivendicano le nostre differenze ...perché non dovremmo accertarle ?
1 In A.Niceforo "Italiani del Nord-Italiani del Sud" , "Le due Razze" p.18-19, Torino 1901
2 ibid.,p.22.
3 Ibid., p.22.
4 Obod., p.20 .
5 Ibid., "Al lettore", VII -VIII.
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Studi genetici ed ematologici
Con l’avvento della genetica , l’attenzione si sposta al patrimonio più recondito ed apparentemente impalpabile dell’essere umano : il codice scritto nel sangue : ciò che può regredire, nascondersi , assumere le caratteristiche più diverse ma che c’è . Questa è la chiave che può condurci alla salvezza della nostra razza slavo-celto-germanica .
Secondo il sistema dei gruppi sanguigni , ABO e quello del Fattore di agglutinazione Rh ( dal nome del Macacus Rhesus) possiamo classificare meglio i caratteri della "razza longobarda" : come dimostrato sin da alcuni studi compiuti negli anni ’60 su un campione della popolazione anglo-sassone degli Stati Uniti , l’85% della popolazione bianca è di gruppo Rh+ .La frequenza con cui ricorrono i gruppi sanguigni del sistema AB0 è stata verificata nella popolazione originaria di Milano : il 44% è di gruppo 0 , il 40% è di A, l’11% di B il 5% AB ( i dati corrispondono a quelli dell’Europa Occidentale : dove il 47,45 % è di 0 ed il 30,5% è a1 ed il 10,5% è A2 )
(1) . Ma la teoria delle differenze portata avanti dal Niceforo e colleghi , trova delle corrispondenze all’indomani dell’avvento della genetica e dello studio del fattore Rh ?
Nello studio dell’archeologo statunitense Albert.J.Ammermann e del famoso genetista genovese Luigi L. Cavalli-Sforza ( professore alla Stantford University ) , nel sesto capito , nel quale si parla del fattore Rh , presente quasi esclusivamente tra i caucasici : "Ricerche condotte su un campione su un campione della popolazione bianca americana misero in evidenza che questi anticorpi reagivano con i globuli rossi nell’84 per cento delle persone controllate ( chiamate Rh positivo) , ma non con quelli del restante 16 per cento ( chiamati Rh negativo) e che fra le popolazioni non europee i fattori Rh+ erano presenti nella grande maggioranza dei casi ( quasi il 100%)"(2).
Tale fattore Rh- è alto nella Scandinavia e nell’Europa del Nord, medio nell’Europa centrale ( nella quale è compreso il nord-Italia) e basso nell’"Italia meridionale, in Grecia , Turchia e vicino oriente"(3).
I moderni genetisti vedono nell’espansione neolitica dell’agricoltura la causa principale di questa espansione del fattore Rh, il fatto che questo fattore sia presente nella Scandinavia e nella zona dei Pirenei , zone periferiche riuspetto all’originaria espansione, lascia ben sperare sul mantenimento delle peculiarità genetiche delle nostre popolazioni.
1 Medicina Viva, Fabbri Editori , 1976 .
2 In A.J. Ammerman e Luigi L. Cavalli-Sforza "La transizione neolitica e la genetica di popolazioni in Europa" , Torino, Boringhieri 1986. Pagina 113, Capitolo 6 : "L’Analisi dei Geni", 6-2. IL fattore Rh-
3 Ibid. , pag.113 , 6.2 Il fattore Rh-
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Lo studio delle micro-etnie
Poco tempo fa leggemmo su di un quotidiano la notizia di un documento riguardante "L’etnicità dei Padani" , il titolo tradiva un comprensibile timore verso la parola "razza", poco "trend"...come si dice oggi . Acrivemmo al giornale per ricevere copia del documento : restammo piuttosto delusi al vedere due fogli A4 fotocopiati e pinzati in testa...stilati dal "Centro studi e azione Vilfredo Pareto" : il documento del centro ipirato al padre dell’"economia del benessere" tracciava , molto schematicamente, i presupposti per uno studio più approfondito : « Il nostro centro studi ha eseguito una breve ricerca , se, come dice Richard Jenkins vi sono gli estremi in questa area , detta padana, di rilevare la "etnicità" dei Padani ». Questo breve documento, a firma Giuseppe Anderlini ( datato 25.06.97) , chiudeva con considerazioni in merito alla comune etica del lavoro dei Padani, alla discriminazione attuata su questi nell’accesso all’impiego pubblico , citando il saggio di Jenkins "Rethinking Etnicity" dove questi "descrive in dettaglio la forte pressione culturale inglese , atta a ridurre la cultura gallese e scozzese , anche se a nostro avviso la pressione culturale dominante dei gestori della cosa pubblica italiana è stata ed è molto più oppressiva verso i Padani in confronto con quella inglese" (p.2) . Un breve introduzione economico-sociale che , più che parlare di caratteri genetico-atropologici , parla di economia e repressione nazionalista .
Tali studi auspicati dal centro , non sono stati portati avanti da nessuno . Nel 1952 Mourant e Watkin pubblicarono un poderoso lavoro per determinare la frequenza dei tipi sanguigni in varie parti del Galles . Nel Galles "gli abitanti sono polimorfici : si trovano persone del gruppo 0 , A, B, ed AB(...) La distribuzione non è uniforme (...) a seconda della località si osservano variazioni di frequenza molto significative "(1) . Un tale studio applicato alla Langbard sarebbe auspicabile...
Secondo il genetista Alberto Piazza ( Lo scienziato che si dedica alla mappatura dell’eredità genetica degli "italiani") ; è all’inizio dell’Età del Ferro, dal 1000 all’800 a.C., che si consolida l’eredità ancestrale che ci portiamo addosso (2).
Gilberto Oneto ne "l’Invenzione della Padania" , pone alle nostre radici un substrato celtico «la cui influenza genetica è stata pressochè nulla sia per l’esiguità numerica dei loro stanziamenti sia perché anche questi sono stati completamente spazzati dalla seconda grande ondata di migrazioni celtiche che ha interessato gran parte della Padania a partire dal V secolo a.C.»(3) , tale ondata comporterà l’allontanamento degli Etruschi e rinsalderà e rafforzerà la componente celtica di Liguri e Veneti . «Si è trattato di una sorta di potentissimo imprinting che ha resistito a due millenni di dure prove storiche di occupazioni , di "pulizie culturali"fatte di menzogne, silenzi e brutali tentativi di sradicamento .(...)la romanizzazione dell’area è stata lenta e difficile(...)e non riesce mai a penetrare stabilmente nelle vallate alpine ed appenniniche . L’occupazione romana ha esercitato una forte influenza in termini culturali ma non ha lasciato tracce sulla composizione etnica( e sul patrimonio genetico) della Padania perché la pur massiccia colonizzazione di vaste aree è stata effettuata con legionari di stirpe celto-germanica e perché ha interessato questi esclusivamente le città principali ( di fondazione e non) e centuriazioni agrarie situate lungo le principali strade della bassa valle ; cioè aree che sono state più esposte ai grandi rivolgimenti e devastazioni seguite alla caduta dell’Impero .»(4) . L’autore prosegue chiarendo come questa sia la ragione della persistenza dei nostri caratteri genetici e ne rappresenti una cospicua parte con il bagaglio di sangue germanico dei Longobardi e dei Goti ( in misura minore. «Innanzitutto, sembra che i Longobardi siano arrivati in numero molto più rilevante rispetto a quello di altri gruppi ( una massa variabile fra i 250.000 e gli 800.000 individui a seconda delle diverse fonti, un numero in ogni caso enorme soprattutto se rapportato all’esigua popolazione dell’epoca) e che - anche a causa della loro quantità - si siano insediati molto capillarmente su tutto il territorio e non solo nella bassa e nei centri principali. Anzi. I Longobardi erano per propria natura più portati agli insediamenti agricoli diffusi e non erano particolarmente attirati dalla vita urbana : questo ha consentito loro un rapporto culturale e genetico alle popolazioni autoctone ,più lento ma più duraturo ed incisivo . Ci sono perciò aree della Padania (Friuli) o con essa confinanti (Toscana)dove il residuo genetico longobardo è fortissimo.In generale poi la loro presenza ha costituito un ulteriore elemento di amalgamazione delle antiche popolazioni protoceltiche e celtiche con le quali i Longobardi dovevano comunque avere forti affinità etniche e culturali »(5).
1 In Theodosius Dobzhansky "L’Evoluzione della Specie umana" ( p.237-238 : "Le razze microgeografiche del Galles"), Giulio Einaudi Editore.
2 In Giovanni Maria Pace "Gli Italiani dell’Età della Pietra" (Milano, Longanesi 1993), pag.226.
3 In "L’Invenzione della Padania ", Foedus editore , Brescia 1997, pag.53
4 Ibid, pag.54.
5 Ibid.pag.57.
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Conclusioni - In difesa dei capelli biondi e degli occhi blu
Al termine di questa raccolta di tesi sul’etnicità della popolazione della Langbard non possiamo che auspicare un’attenta politica eugenetica che porti , se non la nostra intera popolazione , almeno una sua ristretta comunità verso una purificazione del corpo e dello spirito . Tali propositi di igiene etnica suoneranno ai più come un canto del cigno ... per noi tanto vale per gettare almeno un seme , sperando che possa germogliare in questo letamaio .
Ci perdonerete l’eccessiva provocazione del sottotitolo .Queste nostre affermazioni vengono ribadite oggi nella speranza di non esser costretti a vivere dovendosi sempre giustificare di qualcosa innanzi agli "Italiani-brava-gente" che si sentono discriminati...perché vorrebbero continuare a discriminare le loro colonie della Langbard . Il polentone deve continuare a star zitto ed a lavorare per il solare e mediterraneo uomo "espressivo" .
In quanto a coloro che vorranno seguire queste nostre tesi essi devono sapere che non avranno vita facile : saranno additati quali distruttori del mito nazionale ( che deve rimanere vivo da sempre, immutabile ed autoperpetuantesi nei secoli a venire...) , servi dei cattivi tedeschi od espressione dei meridionali della Germania ( ma non è forse meglio questo che essere i "settentrionali dell’Italia "?).
Ascoltando un documentario tedesco sui Langobarden condividevamo l’affermazione finale quando , al termine della storia dell’avventura longobarda , il commentatore concludeva in questo modo : "...ecco perché il Nord-Italia fa parte della MittelEuropa, ed il Sud-Italia è proteso verso il Mediterraneo".
Paolo Gauna