La Grotta Tra amicizia e Letteratura... Oltre le "barriere" virtuali

Pura Vita - Andrea De Carlo

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    Caleidos
    Utente Senior
    00 16/01/2004 22:16
    ***
    Il racconto vorrebbe essere improntato sullo scambio-confronto generazionale di idee ed opinioni, se si considera la vita come un percorso a tappe. La trama si svolge durante un viaggio dove i protagonisti ( lui uno scrittore di mezz'età ancora in cerca della propria identità - lei giovane in cerca di esperienze nuove, di un confronto tra il mondo e le sue idee ).
    Personalmente l'ho trovato difficile da digerire e poco avvincente. Non me ne voglia l'autore!

    Caleidos[SM=g27822]


    De Carlo Andrea: "Pura vita"

    Lire 29.000, 2001, Pagine 330, Mondadori

    Giovanni, uno storico di gran fama, parte con la figlia sedicenne per un viaggio a Camargue, intenzionato a rimettere insieme i frammenti della sua vita, del suo equilibrio interiore sfibrato dal rapporto con una donna che lascia alle spalle soltanto cinque anni di duri ricordi, perpetrato quotidianamente attraverso un grottesco reticolo di messaggi virtuali attraverso telefonini ed e-mail. La figlia, con gli stessi mezzi, porta avanti una tenera relazione con un ragazzo di Milano, mentre le strade di due generazioni scorrono parallele fino, quasi, ad incontrarsi.


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    Madil
    Utente Senior
    00 17/01/2004 12:16
    De Carlo
    Il romanzo è particolare, non posso dire che mi sia piaciuto particolarmente, ma tutto dipende dal fatto che non amo molto i dialoghi troppo lunghi. E qui è così: un dialogo lunghissimo tra un padre ed una figlia che vivono problemi generazionali diversi ma terribilmente simili.
    Ci sono frasi che vale la pena ricordare: "I ruoli sono come le persone, mettono muri tra loro e il mondo con porte apribili solo da dentro", oppure "Siamo in oscillazione continua tra il bisogno di riconoscere le cose e il bisogno di scoprirne di nuove" . Ci sono idee e pensieri in cui sono riuscita ad identificarmi completamente, altri concetti invece li ho trovati un po’ noiosi, perchè un po' noioso e logorroico è il Giovanni del romanzo, personaggio che lascia sempre troppe domande senza risposta. Non sopporta il concetto di fine e fa di tutto perchè niente di tutto quello vive si concluda.

    E il Giovanni Bata di “Pura vita” è ben lontano dal personaggio di Guido Laremi di “Due di due” di De Carlo, la storia indimenticabile di un'amicizia, un romanzo intenso e profondo, ricco di emozioni. Difficile non innamorarsi di Guido, ribelle e irrequieto, fuori dalle norme, una persona dal carisma eccezionale, che vive l’atmosfera dell’Italia degli anni Settanta, attorno alla rivoluzione studentesca, con la difficoltà di vivere la realtà, con il desiderio di dare un senso alla propria vita e alla continua ricerca di valori nuovi,


    Una frase che riassume tutto ciò che Guido ha espresso attraverso il libro:
    "Giochiamo a fare i grandi rivoluzionari nei nostri piccoli spazi riservati e ci sentiamo pericolosi e importanti e poi alla prima occasione vera torniamo poveri minorenni senza una casa e senza un lavoro e senza soldi, senza la minima possibilità di incidere sulla nostra vita".

    Ho letto tutti i libri di De Carlo, è uno degli autori che preferisco in assoluto, ma con "Pura vita" si tocca il fondo della banalità e della mancanza di colore, di vita, nonostante il titolo, rispetto ad altre storie da lui raccontate con grande emozione.

    Madil [SM=g27829]

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    ephrem
    Utente Junior
    00 19/01/2004 13:50
    De Carlo...
    Ho letto quasi tutto quello che c'era da leggere di De Carlo, ma questo proprio non son riuscito a finirlo... bocciato! [SM=g27812]


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    perladisaggezza
    Utente Junior
    00 02/02/2004 23:37
    Mi associo...
    ...alla critica negativa.
    Anch'io boccio questo libro.

    Quando leggo devo essere attratta ed il libro deve stimolarmi a non smettere...non è questo il caso!


    Gio'
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    Stregadelmare
    Utente Junior
    00 21/01/2007 22:34
    Fuori dal coro
    Ho ritrovato questo post di molto tempo fa...io non mi trovo d'accordo..l'ho trovato molto bello, molto pieno di verità o delle verità come le intendo io...o forse è solo che certe cose espresse da De Carlo in questo libro si avvicinano molto al mio modo di vedere la vita e certi argomenti toccati...a me è piaciuto moltissimo e non l'ho trovato per nulla banale...



    "Dice «Il filo sottile che tiene insieme due persone».
    «Quale filo?» dice lei, come se tornasse a terra da una grande distanza.
    «Il filo di tutto quello che le tiene collegate anche quando sono lontane. Anche quando non si vedono e non si parlano.»
    «Perché dici il filo?»
    «Perché è una cosa molto sottile e molto resistente, no? Che puoi anche non vedere, ed è estensibile quasi senza limiti attraverso la distanza e il tempo e l'affollamento delle altre persone che occupano lo spazio e lo attraversano in ogni direzione.»
    Lei lo guarda. Lui pensa a quello che succede ogni volta che con M. decidono di non sentrsi più e il filo che li collega sembra sul punto di spezzarsi: al senso di vuoto che gli cresce intorno e gli preme sui timpani e gli risucchia l'aria dai polmoni e gli impedisce di stare fermo in un punto.
    Dice «Però non è affatto scontato che ci sia, il filo».
    «No?»
    «No. Magari due pensano di essere molto legati, poi appena provano ad allontanarsi scoprono che in realtà stanno benissimo per conto suo.»
    «E allora perché pensavano di essere legati?»
    «Perché erano tenuti insieme da una colla di pura abitudine e oggetti e luoghi condivisi e gesti stratificati. E' una colla così forte da sembrare una saldatura permanente, ma appena uno dei due prova a staccarsi non c'è nessun filo che lo segua.»
    «Che triste»
    «Sì. La maggior parte dei legami sono di questo genere, credo.»
    «Come fai a sapere che invece il filo c'è?»
    «Quando provi a romperlo, e ti ritrovi in caduta libera attraverso il senso delle cose.»
    «E di cos'è fatto, questo filo?»
    «Di uno scambio continuo di domande e di risposte. Sguardi, anche solo immaginati. Assonanze e intuizioni e sorprese, curiosità reciproca che non si esaurisce. E similitudini, no? E differenze.»"


    "Cammina avanti e indietro [...] con il senso di angoscia crescente che gli viene ogni volta che non riesce a comunicare con lei. [...] panico improvviso da mancanza di interlocutore, che fa battere affannati i cuori e restringe i passaggi del sangue e produce immagini di allontanamenti e perdite irrimediabili e vuoto vuoto vuoto.
    [...]
    Pensa che quella con M. è una vera forma di dipendenza reciproca, dove ognuno dei due ha sull'altro l'effetto di una droga indispensabile. Pensa che invece di attenuarsi da quando hanno smesso di vedersi, si è acutizzata nella concentrazione di sfumature e segnali sommersi dei loro dialoghi a distanza, al punto di avere violente crisi di astinenza appena non viene alimentata. Non importa se quando si parlano lo fanno per scambiarsi osservazioni sparse od opinioni sul mondo o frasi di rammarico o informazioni su quello che stanno facendo: non possono fare a meno della loro dose di comunicazione un paio di volte al giorno.
    [...]
    Riprova ancora a telefonare. I tasti del cellulare gli sembrano troppo piccoli: Gli sembra in generale assurdo che il rapporto tra due persone possa dipendere dai circuiti elettrici chiusi in una scatolina di plastica colorata.
    Si chiede se c'è un modo per liberarsi della dipendenza reciproca, e qual'è: se esiste una tecnica terapeutica dolce e progressiva, o è indispensabile attraversare una fase di sofferenza lacerante.


    "«Avevi tanti amici da ragazzo?»
    «Molti meno di te. Di solito ne avevo uno, tranne in rari periodi.»
    «Come mai?»
    «Perché avevo un'idea totalmente non-realistica anche dell'amicizia.»
    «Tipo?»
    «Un'idea che mi ero fatto sui libri.»
    «Quali libri?»
    «Non so, I tre moschettieri di Dumas. sai "uno per tutti, tutti per uno"? Lealtà e complicità e solidarietà senza limiti, di fronte a qualunque ostacolo o nemico? Essere disposti anche a uccidere o a farsi uccidere uno per l'altro?»
    «E invece i tuoi amici reali?»
    «Erano molto meno leggendari. Avevano altri ordini di lealtà.»
    «Vale a dire?»
    «Scale di valori automatiche, dove, prima dell'amicizia, veniva la sudditanza a genitori ed insegnanti e autorità, doveri di ruolo, consapevolezza di limti, calcoli di probabilità. Si impaurivano, si distraevano, si annoiavano, o avevano difetti intollerabili di gusto o di carattere, oppure avevano altri amici con cui io non avevo niente a che fare.»


    e questi sono solo alcuni passi di quelli che mi hanno colpito...come fate a trovarli banali e poco interessanti?


    [Modificato da Stregadelmare 22/01/2007 13.44]