Il romanzo è particolare, non posso dire che mi sia piaciuto particolarmente, ma tutto dipende dal fatto che non amo molto i dialoghi troppo lunghi. E qui è così: un dialogo lunghissimo tra un padre ed una figlia che vivono problemi generazionali diversi ma terribilmente simili.
Ci sono frasi che vale la pena ricordare: "I ruoli sono come le persone, mettono muri tra loro e il mondo con porte apribili solo da dentro", oppure "Siamo in oscillazione continua tra il bisogno di riconoscere le cose e il bisogno di scoprirne di nuove" . Ci sono idee e pensieri in cui sono riuscita ad identificarmi completamente, altri concetti invece li ho trovati un po’ noiosi, perchè un po' noioso e logorroico è il Giovanni del romanzo, personaggio che lascia sempre troppe domande senza risposta. Non sopporta il concetto di fine e fa di tutto perchè niente di tutto quello vive si concluda.
E il Giovanni Bata di “Pura vita” è ben lontano dal personaggio di Guido Laremi di “Due di due” di De Carlo, la storia indimenticabile di un'amicizia, un romanzo intenso e profondo, ricco di emozioni. Difficile non innamorarsi di Guido, ribelle e irrequieto, fuori dalle norme, una persona dal carisma eccezionale, che vive l’atmosfera dell’Italia degli anni Settanta, attorno alla rivoluzione studentesca, con la difficoltà di vivere la realtà, con il desiderio di dare un senso alla propria vita e alla continua ricerca di valori nuovi,
Una frase che riassume tutto ciò che Guido ha espresso attraverso il libro:
"Giochiamo a fare i grandi rivoluzionari nei nostri piccoli spazi riservati e ci sentiamo pericolosi e importanti e poi alla prima occasione vera torniamo poveri minorenni senza una casa e senza un lavoro e senza soldi, senza la minima possibilità di incidere sulla nostra vita".
Ho letto tutti i libri di De Carlo, è uno degli autori che preferisco in assoluto, ma con "Pura vita" si tocca il fondo della banalità e della mancanza di colore, di vita, nonostante il titolo, rispetto ad altre storie da lui raccontate con grande emozione.
Madil