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"CANZONIERE DELLA MORTE", SALVATORE TOMA.

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  • Maggiofrancese
    00 27/05/2007 18:07
    BIOGRAFIA

    Salvatore Toma nasce a Maglie, nel Salento, l'undici maggio del 1951. Prende il diploma di maturità classica, ma rinuncia ad intraprendere carriere e a costruirsi una vita cosiddetta borghese, e prosegue la sua esistenza in una vita appartata, tanto più libera e consona al suo carattere quanto più distante dai suoi concittadini e dal mondo moderno, ed è qui che ha la possibilità di dispiegare la sua poetica.Il giovane visse per lo più nell'appezzamento di terra della famiglia, nei dintorni di Maglie, dove allevava cani di razza inglese, e in un querceto, detto "delle Ciàncole", dove trascorreva ore su un certo albero. Il suo vivere stravagante e solitario era un riflesso del suo carattere votato a una naturalità selvaggia e pura. Cominciò precocemente l'uso dell'alcol che lo accompagnò per tutto l'arco della sua breve vita, e che esasperò in lui la sua carica di passionalità e di desolazione. Si suicidò il diciassette marzo 1987, a trentacinque anni.Tre sono i temi fondamentali della poetica di Toma: il senso della morte e l'atto del suicidio, l'amore verso gli animali e i sogni. Essi sono animati da convinzioni profonde: per Toma il sogno è in grado di trasformare il mondo intero nella sua favola; il vivere a contatto con la natura gli diede la possibilità di scoprire "nell'ingenuità " misteriosa degli animali una superiore purezza, un senso di definitivo, una superiorità profonda nei confronti dello stretto mondo degli uomini. E poi c'è il tema della morte e della vita, e del suicidio, tema più ampio e che, bene o male, riveste tutta la poetica dell'autore. Ciò che rende potente la scrittura di Toma sull'argomento del suicidio, è la validità sicura e alta che egli dà a quest'atto da tutti ritenuto vile e orrendo. Egli è dalla parte di chi si suicida, e non vi vede alcunché di vile nel "farsi fuori"; e se il mondo impone che "suicidarsi" non è cosa buona, è perché il mondo non vede quanto poco buono sia esso stesso.


    POESIE TRATTE DA “ CANZONIERE DELLA MORTE”


    Inutile fuggire


    Inutile fuggire
    bisogna accettarsi
    o rompere o sparare
    o uccidere o uccidersi
    occorre ribellarsi
    forse annientarsi
    forse uccidersi
    qualcosa bisogna fare
    uccidere forse
    forse annientarsi
    cercare l'esaltante
    nullità dei morti.

    --------------------------------------------------

    Il poeta è uno scienziato


    Il poeta è uno scienziato
    coi piedi sulla terra,
    sulla luna c'è andato
    da appena nato.
    Il poeta è un uomo
    un poco morto
    e conosce cose orrende
    chissà come
    per questo ride di voi
    di tutti voi.

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    Se su una moto


    Se su una moto
    vai incontro a un grattacielo
    e dietro c'è una stella
    per un'ovvia ragione
    vedi la stella cadere:
    allora per incanto
    esprimi un desiderio:
    io vorrei
    una grande esplosione.

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    Testamento


    Quando sarò morto
    che non vi venga in mente
    di mettere manifesti:
    è morto serenamente
    o dopo lunga sofferenza
    o peggio ancora in grazia di dio.
    Io sono morto
    per la vostra presenza.


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    Il suicidio è in noi


    Il suicidio è in noi
    fa parte della nostra pelle
    in essa vibra respira si esalta
    appartiene alla nostra vita
    plana sui nostri pensieri
    spesso senza motivo:
    a volte l'idea sola
    ci conforta ci basta
    l'effetto al momento è identico
    ci pare di rinascere
    una nuova forza stordente
    per un poco ci possiede
    ci fa sentire immortali.
    Perciò io ho rispetto
    di chi muore così
    di chi così si lascia andare
    perché solo chi si nega la vita
    sa cosa significa vivere.
    L'assuefazione il contagio
    il tirare avanti
    la sopravvivenza son solo cose
    per chi ha paura di frugare
    e di guardarsi dentro.


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    La civetta caccia


    La civetta caccia
    nella calma delle notti
    ma stasera che la pace
    è limitata
    dalla grandine e dal temporale
    in qualche vecchio rudere
    starà con lo stomaco vuoto
    il collo ritirato fra le ali
    gli occhi dolci
    come lampade a petrolio.
    Domani sazia
    dominerà il silenzio
    con le ciglia che battono lente
    come l'orologio della torre.


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    Ultima lettera di un suicida modello


    A questo punto
    cercate di non rompermi i coglioni
    anche da morto.
    È un innato modo di fare
    questo mio non accettare
    di esistere.
    Non state a riesumarmi dunque
    con la forza delle vostre certezze
    o piuttosto a giustificarvi
    che chi s'ammazza è un vigliacco:
    a creare progettare ed approvare
    la propria morte ci vuole coraggio!
    Ci vuole il tempo
    che a voi fa paura.
    Farsi fuori è un modo di vivere
    finalmente a modo proprio
    a modo vero.
    Perciò non state ad inventarvi
    fandonie psicologiche
    sul mio conto o crisi esistenziali
    da manie di persecuzione
    per motivi di comodo
    e di non colpevolezza.
    Ci rivedremo
    ci rivedremo senz'altro
    e ne riparleremo...
    Addio bastardi maledetti
    vermi immondi
    addio noiosi assassini.

    ------------------------------------------------------

    Il maiale


    Il maiale
    era lì che mi guardava.
    Il macellaio
    faceva finta di niente
    e gli girava intorno indeciso
    col coltellaccio allucinato.
    Voltai l'angolo
    il maiale pareva
    implorarmi a restare
    posando alla catena
    come un lupo in olfatto.
    Così rimasto incantato
    non sentì il coltello
    forargli la gola
    e non vide il sangue
    colargli a dirotto.
    Era tutto concentrato
    a rivedermi apparire.

    ------------------------------------------------

    Il falco lanario


    Come un aereo solare
    senza rumore
    se non fra le ali
    il canto di un vento luminoso
    circondava il lanario
    il vecchio casolare
    desolato in collina
    tra le spine e i papaveri.
    Assorto
    stavo lì a guardarlo
    roteare a spirale
    lento come sospeso
    a caccia del rondone.
    Si spostava
    ogni tanto
    anche più di là
    fra gli ulivi e il raro verde.
    Un silenzio di fiaba
    avvolgeva la collina.

    --------------------------------------------------

    Presso mezzogiorno


    Presso mezzogiorno
    mi sono scavata la fossa
    nel mio bosco di querce,
    ci ho messo una croce
    e ci ho scritto sopra
    oltre al mio nome
    una buone dose di vita vissuta.
    Poi sono uscito per strada
    a guardare la gente
    con occhi diversi.

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    Il poeta esce col sole e con la pioggia



    Il poeta esce col sole e con la pioggia
    come il lombrico d'inverno
    e la cicala d'estate
    canta e il suo lavoro
    che non è poco è tutto qui.
    D'inverno come il lombrico
    sbuca nudo dalla terra
    si torce al riflesso di un miraggio
    insegna la favola più antica.

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    Io spero che un giorno



    Io spero che un giorno
    tu faccia la fine dei falchi,
    belli alteri dominanti
    l'azzurrità più vasta,
    ma soli come mendicanti.

    ------------------------------------------------------

    Chi muore


    Chi muore
    lentamente in fondo al lago
    fra l'azzurro e i canneti
    non muore soffocato
    ma lievita piano in profondità.
    Avrà sul capo una foglia
    e su di essa un ranocchio
    a conferma dell'eternità.

    ---------------------------------------------

    Canzone Notturna


    Quando morirò
    io mi sentirò bene lo stesso
    e fresco e semplice
    come una volta.
    Quando il colpo alla tempia
    mi ucciderà
    io starò ancora più bene
    conserverò sempre
    il mio odore selvaggio
    e sfiderò il vento
    con l'identico stile
    di questa sera d'inverno.
    Starò sempre e bene comunque.
    Anche da morto
    io sarò un ribelle
    uno strano tipo
    giacché non c'è altro modo
    oltre la morte
    di curare i rimorsi i dispiaceri
    la noia dei soprusi
    le bruttezze le violenze
    i capogiri della vita.
    Mi sentirò bene anche da morto
    e puro e semplice e ribelle.

    -----------------------------------------------

    Se si potesse imbottigliare

    Se si potesse imbottigliare
    l'odore dei nidi,
    se si potesse imbottigliare
    l'aria tenue e rapida
    di primavera
    se si potesse imbottigliare
    l'odore selvaggio delle piume
    di una cincia catturata
    e la sua contentezza,
    una volta liberata.

    -------------------------------------------------------

    Un giorno di questi



    Un giorno di questi
    farò di tutto,
    tutto farò filare liscio,
    i pensieri e gli occhi
    anche le nuvole raddrizzerò.
    La mia ascia
    sarà inesorabile.

    Un giorno di questi
    comanderò,
    come un Dio
    tutto vorrò
    a me comparato.
    Capre galline
    voleranno sulle teste
    umane come rettili nei fiumi
    e fra le aride rocce
    un giorno di questi comincerò.


    fonte biografia:www.vialetrastevere.org/newpage17.html#biog)

    [Modificato da Maggiofrancese 27/05/2007 18.20]

    [Modificato da Maggiofrancese 27/05/2007 18.24]

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    Versolibero
    Utente Master
    00 09/06/2007 01:25
    Inutile fuggire
    bisogna accettarsi

    o rompere o sparare
    o uccidere o uccidersi
    occorre ribellarsi
    forse annientarsi
    forse uccidersi
    qualcosa bisogna fare
    uccidere forse
    forse annientarsi
    cercare l'esaltante
    nullità dei morti.


    Mi sembra una poesia basata sulla contraddizione o addirittura sul paradosso, infatti le prime due righe sono il contrario di ciò che afferma successivamente, e ciè ribellarsi, ma ribellarsi a che cosa? Al destino? Alla vita? Alla società? O a se stessi? Insomma un nichilismo assoluto e senza vie di scampo, dove perfino l'atto di uccidere o uccidersi è visto come coraggio, e non come debolezza, Ma la morte non può essere un atto cruento per nostra scelta, bensì qualcosa che fa parte di un ciclo naturale; il non esistere non può essere una scelta, come l'esistere non è stato da noi stesso determinato, esistere è non smettere di porsi delle domande cercando di intuirne la risposta, imparando che nessun giorno è uguale a quello di prima, così come nessuna vita è inutile, e non è mai il dolore il nostro miglior consigliere... Quale dolore infatti più insopportabile di quello di Cristo, eppure lo ha sublimato in amore per la vita, in umiltà e in Speranza...



    Rosanna
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    Versolibero
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    00 09/06/2007 01:39
    Il poeta è uno scienziato


    Il poeta è uno scienziato
    coi piedi sulla terra,
    sulla luna c'è andato
    da appena nato.
    Il poeta è un uomo
    un poco morto
    e conosce cose orrende
    chissà come
    per questo ride di voi
    di tutti voi.




    Questa poesia è molto bella perché qui la luna è vista come ciò che ci riconcilia con la nostra infanzia, e cioè con la nostra purezza e ingenuità, luogo dove il nostro sguardo incantato conosce la dimensione da cui siamo venuti, per essere ospiti di una terra ingrata e oscura, macchiata di ombre e di peccato. Non si può essere uomini e poeti al tempo stesso, pena il morire dentro, in quanto la condizione di uomini uccide la grandezza dell'animo del poeta, che, come un attore su un palco, ride di se stesso e degli uomini.

    Rosanna
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    Versolibero
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    00 09/06/2007 01:53
    Se su una moto


    Se su una moto
    vai incontro a un grattacielo
    e dietro c'è una stella
    per un'ovvia ragione
    vedi la stella cadere:
    allora per incanto
    esprimi un desiderio:
    io vorrei
    una grande esplosione.



    Poesia onirica, visionaria, le cui immagini irreali - una moto che va verso un grattacielo che, imponente, nasconde una stella alle spalle - contrassegna con il desiderio di esplosione: è il conflitto tra l'io e la realtà, in cui l'io non trova pace.


    Rosanna



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    Versolibero
    Utente Master
    00 09/06/2007 02:03
    Testamento


    Quando sarò morto
    che non vi venga in mente
    di mettere manifesti:
    è morto serenamente
    o dopo lunga sofferenza
    o peggio ancora in grazia di dio.
    Io sono morto
    per la vostra presenza.




    E' veramente un pugno nello stomaco, questa poesia.
    "Io sono morto per la vostra presenza" è il grido disperato di chi non ha mai trovato la sua giusta collocazione fra la gente, tanto da non trovare definizione calzante che possa ricordarlo post mortem: vivere è tangibile sofferenza, vuoto che non si colma della grazia di Dio.



    Rosanna