BIOGRAFIA
Salvatore Toma nasce a Maglie, nel Salento, l'undici maggio del 1951. Prende il diploma di maturità classica, ma rinuncia ad intraprendere carriere e a costruirsi una vita cosiddetta borghese, e prosegue la sua esistenza in una vita appartata, tanto più libera e consona al suo carattere quanto più distante dai suoi concittadini e dal mondo moderno, ed è qui che ha la possibilità di dispiegare la sua poetica.Il giovane visse per lo più nell'appezzamento di terra della famiglia, nei dintorni di Maglie, dove allevava cani di razza inglese, e in un querceto, detto "delle Ciàncole", dove trascorreva ore su un certo albero. Il suo vivere stravagante e solitario era un riflesso del suo carattere votato a una naturalità selvaggia e pura. Cominciò precocemente l'uso dell'alcol che lo accompagnò per tutto l'arco della sua breve vita, e che esasperò in lui la sua carica di passionalità e di desolazione. Si suicidò il diciassette marzo 1987, a trentacinque anni.Tre sono i temi fondamentali della poetica di Toma: il senso della morte e l'atto del suicidio, l'amore verso gli animali e i sogni. Essi sono animati da convinzioni profonde: per Toma il sogno è in grado di trasformare il mondo intero nella sua favola; il vivere a contatto con la natura gli diede la possibilità di scoprire "nell'ingenuità " misteriosa degli animali una superiore purezza, un senso di definitivo, una superiorità profonda nei confronti dello stretto mondo degli uomini. E poi c'è il tema della morte e della vita, e del suicidio, tema più ampio e che, bene o male, riveste tutta la poetica dell'autore. Ciò che rende potente la scrittura di Toma sull'argomento del suicidio, è la validità sicura e alta che egli dà a quest'atto da tutti ritenuto vile e orrendo. Egli è dalla parte di chi si suicida, e non vi vede alcunché di vile nel "farsi fuori"; e se il mondo impone che "suicidarsi" non è cosa buona, è perché il mondo non vede quanto poco buono sia esso stesso.
POESIE TRATTE DA “ CANZONIERE DELLA MORTE”
Inutile fuggire
Inutile fuggire
bisogna accettarsi
o rompere o sparare
o uccidere o uccidersi
occorre ribellarsi
forse annientarsi
forse uccidersi
qualcosa bisogna fare
uccidere forse
forse annientarsi
cercare l'esaltante
nullità dei morti.
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Il poeta è uno scienziato
Il poeta è uno scienziato
coi piedi sulla terra,
sulla luna c'è andato
da appena nato.
Il poeta è un uomo
un poco morto
e conosce cose orrende
chissà come
per questo ride di voi
di tutti voi.
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Se su una moto
Se su una moto
vai incontro a un grattacielo
e dietro c'è una stella
per un'ovvia ragione
vedi la stella cadere:
allora per incanto
esprimi un desiderio:
io vorrei
una grande esplosione.
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Testamento
Quando sarò morto
che non vi venga in mente
di mettere manifesti:
è morto serenamente
o dopo lunga sofferenza
o peggio ancora in grazia di dio.
Io sono morto
per la vostra presenza.
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Il suicidio è in noi
Il suicidio è in noi
fa parte della nostra pelle
in essa vibra respira si esalta
appartiene alla nostra vita
plana sui nostri pensieri
spesso senza motivo:
a volte l'idea sola
ci conforta ci basta
l'effetto al momento è identico
ci pare di rinascere
una nuova forza stordente
per un poco ci possiede
ci fa sentire immortali.
Perciò io ho rispetto
di chi muore così
di chi così si lascia andare
perché solo chi si nega la vita
sa cosa significa vivere.
L'assuefazione il contagio
il tirare avanti
la sopravvivenza son solo cose
per chi ha paura di frugare
e di guardarsi dentro.
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La civetta caccia
La civetta caccia
nella calma delle notti
ma stasera che la pace
è limitata
dalla grandine e dal temporale
in qualche vecchio rudere
starà con lo stomaco vuoto
il collo ritirato fra le ali
gli occhi dolci
come lampade a petrolio.
Domani sazia
dominerà il silenzio
con le ciglia che battono lente
come l'orologio della torre.
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Ultima lettera di un suicida modello
A questo punto
cercate di non rompermi i coglioni
anche da morto.
È un innato modo di fare
questo mio non accettare
di esistere.
Non state a riesumarmi dunque
con la forza delle vostre certezze
o piuttosto a giustificarvi
che chi s'ammazza è un vigliacco:
a creare progettare ed approvare
la propria morte ci vuole coraggio!
Ci vuole il tempo
che a voi fa paura.
Farsi fuori è un modo di vivere
finalmente a modo proprio
a modo vero.
Perciò non state ad inventarvi
fandonie psicologiche
sul mio conto o crisi esistenziali
da manie di persecuzione
per motivi di comodo
e di non colpevolezza.
Ci rivedremo
ci rivedremo senz'altro
e ne riparleremo...
Addio bastardi maledetti
vermi immondi
addio noiosi assassini.
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Il maiale
Il maiale
era lì che mi guardava.
Il macellaio
faceva finta di niente
e gli girava intorno indeciso
col coltellaccio allucinato.
Voltai l'angolo
il maiale pareva
implorarmi a restare
posando alla catena
come un lupo in olfatto.
Così rimasto incantato
non sentì il coltello
forargli la gola
e non vide il sangue
colargli a dirotto.
Era tutto concentrato
a rivedermi apparire.
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Il falco lanario
Come un aereo solare
senza rumore
se non fra le ali
il canto di un vento luminoso
circondava il lanario
il vecchio casolare
desolato in collina
tra le spine e i papaveri.
Assorto
stavo lì a guardarlo
roteare a spirale
lento come sospeso
a caccia del rondone.
Si spostava
ogni tanto
anche più di là
fra gli ulivi e il raro verde.
Un silenzio di fiaba
avvolgeva la collina.
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Presso mezzogiorno
Presso mezzogiorno
mi sono scavata la fossa
nel mio bosco di querce,
ci ho messo una croce
e ci ho scritto sopra
oltre al mio nome
una buone dose di vita vissuta.
Poi sono uscito per strada
a guardare la gente
con occhi diversi.
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Il poeta esce col sole e con la pioggia
Il poeta esce col sole e con la pioggia
come il lombrico d'inverno
e la cicala d'estate
canta e il suo lavoro
che non è poco è tutto qui.
D'inverno come il lombrico
sbuca nudo dalla terra
si torce al riflesso di un miraggio
insegna la favola più antica.
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Io spero che un giorno
Io spero che un giorno
tu faccia la fine dei falchi,
belli alteri dominanti
l'azzurrità più vasta,
ma soli come mendicanti.
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Chi muore
Chi muore
lentamente in fondo al lago
fra l'azzurro e i canneti
non muore soffocato
ma lievita piano in profondità.
Avrà sul capo una foglia
e su di essa un ranocchio
a conferma dell'eternità.
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Canzone Notturna
Quando morirò
io mi sentirò bene lo stesso
e fresco e semplice
come una volta.
Quando il colpo alla tempia
mi ucciderà
io starò ancora più bene
conserverò sempre
il mio odore selvaggio
e sfiderò il vento
con l'identico stile
di questa sera d'inverno.
Starò sempre e bene comunque.
Anche da morto
io sarò un ribelle
uno strano tipo
giacché non c'è altro modo
oltre la morte
di curare i rimorsi i dispiaceri
la noia dei soprusi
le bruttezze le violenze
i capogiri della vita.
Mi sentirò bene anche da morto
e puro e semplice e ribelle.
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Se si potesse imbottigliare
Se si potesse imbottigliare
l'odore dei nidi,
se si potesse imbottigliare
l'aria tenue e rapida
di primavera
se si potesse imbottigliare
l'odore selvaggio delle piume
di una cincia catturata
e la sua contentezza,
una volta liberata.
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Un giorno di questi
Un giorno di questi
farò di tutto,
tutto farò filare liscio,
i pensieri e gli occhi
anche le nuvole raddrizzerò.
La mia ascia
sarà inesorabile.
Un giorno di questi
comanderò,
come un Dio
tutto vorrò
a me comparato.
Capre galline
voleranno sulle teste
umane come rettili nei fiumi
e fra le aride rocce
un giorno di questi comincerò.
fonte biografia:www.vialetrastevere.org/newpage17.html#biog)
[Modificato da Maggiofrancese 27/05/2007 18.20]
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