Capitolo 5°: "La Ricerca"

"Mastro Olin . . . vi vedo un po' perplesso?
Forse dovremmo recuperare le chiavi runiche per aprire questo passaggio?"

"Senza dubbio le chiavi serviranno, caro Isilion. Questo meccanismo è identico a quello che abbiamo trovato nei sotterranei, ma questa volta non riesco ad identificare la trappola. Forse quella fessura lì in alto, ma ignoro quale sia la portata di questo meccanismo."
Disse il nano indicando l'architrave.

"Se solo riuscissi a guardarci dentro per un secondo, forse..."

Isilion sorridendo guardò Olin e gli disse:

"Mastro Nano, se lo ritiene opportuno e decoroso, io e Meneldir, sempre che lui sia in accordo, potremmo concederle un rialzo . . . che ne dice?"

Il gruppo era giunto in quella che un tempo era l’armeria della Torre.
Olin cercava un modo per aprire l’ennesima porta che si parava sul loro cammino. Isilion e Meneldir stavano aiutato il Nano nell’impresa.
Il giovane ramingo, con i sensi all’erta, stava curiosando per la grande stanza.
Si fermò un attimo ad osservare le armi accatastate, spostandone delicatamente alcune con la punta dello stivale.
*Nulla di interessante tra questo mucchio di vecchie lame … peccato*
Fece qualche passo in direzione dei suoi compagni, intenti ad analizzare quel bizzarro congegno di apertura. Stava per dir loro qualcosa, aprì la bocca, ma … non disse nulla.
*Conviene non disturbarli. Il mio stato di inquietudine va aumentando di ora in ora e sarà meglio tenere gli occhi e le orecchie aperte*
Tornò sui suoi passi e si mise di guardia alla porta di ingresso; allentò il pugnale nel fodero (in modo da poterlo estrarre con velocità in caso di bisogno), impugnò l’arco con la mano sinistra ed estrasse una freccia dalla faretra.
*Coprirò le spalle ai miei compagni*
Poi, con lo sguardo, cercò il volto di Gwaeron … sperando che l’Uomo del Nord intuisse le sue intenzioni e, soprattutto, il suo irrequieto stato d’animo.

Con un certo imbarazzo il nano disse
"cerdo che accetterò il vostro aiuto, non so cosa aspettarmi da questa dannata trappola e non ho la minima idea di quale sia la sequenza con cui vanno inserite le chiavi."

Detto questo si avvicinò ai suoi due compagni e si preparò a salire sulle loro spalle.

Fermo vicino alla porta dell'armeria, Gwaeron osservava la scena, mentre Olin si faceva aiutare. Ci sarebbe riuscito, pensò. Ma ci doveva essere qualche trappola.
La porta appariva solida e massiccia. Quasi certamente questo torre ha un sotterraneo, come tutte le antiche torri dei Dunedain. Ma Gwaeron credeva che il sotterraneo non fosse così importante. E che entrarci sarebbe stato un rischio che forse non valeva la pena di correre.
La torre era silenziosa. Se fosse stato al posto di Meneldir, avrebbe cercato di difenderla da subito. Non avrebbero scoperto nient'altro di utile girovagando nell'edificio. E se proprio non volevano incontrare il negromante che a quanto sapevano abitava lì dovevano sbrigarsi.
Masticando tabacco, incrociò lo sguardo di Yeras, che era al suo fianco vicino all'ingresso, e per un attimo si voltò verso Olin che armeggiava davanti alla porta. Il pericolo che temeva, però, non era oltre quella porta. Ripensò ai segni nella foresta, alle idee di isilion, alle sue sensazioni.
Era tutto sbagliato. Un nemico mortale era in agguato. Strinse la balestra e tese le orecchie. Dapprima niente, poi mille rumori naturali e ovattati dalla foresta. A bassa voce disse a Yeras:
"Stiamo attenti. E non esitare ad usare il tuo arco, se necessario. Il nemico che ci attende là fuori non è un uomo, e non tratterà."

Yeras fissò Gwaeron intensamente, per un istante.
Poi, senza proferire una sola parola, annuì con determinazione.
La tensione sul suo volto (e su quello dell’Uomo del Nord) era evidente.
*Possa la Dea vegliare su di noi*

Isilion guardò per un attimo il Nano e poi gli chiese serio:

"Ma la chiave runica che vi ho dato da custodire con tanta cura la avete recuperata dall'altro meccanismo o è rimasta là dov'era con il pertugio evidentemente aperto?"

Il nano si girò di scatto verso Isilion con gli occhi sbarrati.

"Messere, credo che le chiavi siano rimaste dov'erano! Vi chiedo scusa umilmente, so che vi era cara! Credo che le dobbiamo andare a prendere, ci servono assolutamente!"

Detto questo il nano diede le spalle alla porta e imboccò l'uscita dell'armeria. Poi voltandosi: "Vi chiedo di accompagnarmi Isiolon!"

"Bene Mastro Olin!" rispose Isilion e, congedandosi dal resto del gruppo disse:

"Se qualcuno di voi è intenzionato a seguirci è il benvenuto!"

I due uscirono di corsa dall'armeria ed imboccarono la porta delle cucine. I cadaveri erano ancora lì! Olin sentì un brivido nel passare accanto alla carcassa del Troll.
Scesero di corsa le scale e girarono intorno al laghetto sotterraneo. L'aria fresca calmò un pochino il nano.

Arrivati all'apertura si fermarono.

"Aspetta qui Isilion, se dovesse succedermi qualcosa, apri l'ingresso da questa parte e recupera tu le chiavi."

Olin arrivò alla nicchia che nascondeva le serrature. Le chiavi erano ancora la loro posto.

*e adesso?

Le prese entrambe e le tolse contemporaneamente, quindi si precipitò verso Isilion.

"Eccola amico mio, questa è la vostra chiave, adesso torniamo dagli altri!"

[Modificato da endik 17/12/2004 10.51]

"Per fortuna che non è scattato nessun meccanismo!!"

*Finalmente sono tornato in possesso di questa chiave!!*

Poi Isilion osservò bene la chiave runica, come l'aveva osservata per moltissimo tempo durante le pause del suo viaggio, e in direzione del Nano gli disse:

"Mastro Olin, credo che ti sia sbagliato . . . deve essere quell'altra la mia chiave!!"

"Chiedo scusa Isilion, ecco la vostra!"

Il nano porse ad Isilion l'altra chiave.

"Forse è il caso di tornare dagli altri, e di corsa pure. Già una volta sono arrivato appena in tempo, non vorrei che la cosa si ripetesse."

Detto questo i due rifecero la strada a ritroso e si riunirono al gruppo.

Mentre tornavano indietro, Isilion osservò per bene la chiave, e durante la corsa la tenne ben stretta nella mano destra . . .

Arrivati di nuovo nell'armeria, L'Elfo guardò con un'espressione seriosa Meneldir, poi rivolgendosi a tutti disse:

"Avete suggerimenti su come poter aiutare il nostro amico Nano nell'aprire questo pertugio?
Le chiavi runiche ora le abbiamo!!"

"Facciamo una cosa, io non ho idea di che tipo sia la trappola, ma di qualunque cosa si tratti verrà sicuramente fuori da quella fessura, se qualcuno mi da una mano, proporrei di tapparla con stracci e quant'altro."

Detto questo il nano si mise a raccogliere un po' di materiale dal terreno, stracci vecchi, pezzi di cuoio, pezzetti di legno, brandelli di corazze ecc.

Dopo aver fatto un bel mucchietto sotto la porta, attese che qualcuno gli desse una mano.

L'Elfo aiutò Olin a raggiungere l'altezza della fessura e, dolente sulle spalle, aspettò pazientemente che il Nano desse un cenno della fine del suo lavoro, poi gli chiese:

"Mastro Nano, avete tamponato per bene quella fessura?
Cosa ne direste se provassimo ad aprire il pertugio?
Che ci sia qualche altra precauzione da prendere secondo quella che è la vostra esperienza?"

[Modificato da Lord T.Einiks 17/12/2004 11.12]

Il nano sistemò con cautela prima gli stracci, poi fece un piccolo scudo con pezzi di metallo, poi aggiunse del cuoio e poi chiuse tutto con il legno.

"Fatto!"

Isilion lo fece scendere e gli riconsengò la chiave.

"Direi che un'altra piccola precauzione la dovremmo prendere. Isilion, un'ultima cosa, potresti coprirmi con lo scudo mentre inserisco le chiavi?"

Non l'aveva mai fatto, ed innegabilmente la cosa infastidiva e non poco l'altezzosa figura elfica, ma qualcosa di più importante ammorbidiva quello che Isilion stava per fare . . .

L'Elfo si abbassò mettendo un ginocchio per terra e appoggiando la propria schiena a quella del Nano e, impugnando lo scudo che Olin gli aveva passato, disse:

"Bene Olin, ora puoi inserire le chiavi runiche, e che i Valar ci proteggano!!"

Il nano si mise davanti alle serrature.

Anche questa volta non sapeva con esattezza cosa doveva fare. Gli era andata bene una volta, sarebbe stato troppo aspettarsi un altro colpo di fortuna?

*Al diavolo o la va o la spacca.

Prese le chiavi e le inserì contemporaneamente nelle fessure.